Missiroli

Figlio di un impresario Mario Missiroli si diploma nel 1957 all’Accademia d’arte drammatica ‘S. D’Amico’ e esordisce nella regia l’anno successivo con Tristi amori di Giacosa. Nella stagione 1958-59 è a Milano come direttore di sala del Teatro Gerolamo. Dal 1959 al 1962 è assistente alla regia di Strehler al Piccolo Teatro, collaborando ad alcune celebri messe in scena quali El nost Milan di Bertolazzi e L’opera da tre soldi e Schweyk nella seconda guerra mondiale di Brecht. Significativi, in questo periodo, gli allestimenti di La Maria Brasca di Testori (1961) novità italiana e prima assoluta e Tornate a Cristo con paura , da laudi perugine del Trecento nella basilica di Sant’Ambrogio. Tornò a Roma e si dedicò al cinema collaborando alla sceneggiatura e alla regia di Estate violenta (1962) e Cronaca familiare (1962) di V. Zurlini e girando il film La bella di Lodi (1962), tratto da un soggetto di A. Arbasino, con il quale scrive anche il varietà teatral-musicale Amate sponde (1962). Nel 1963 cura la regia di Assassinio nella cattedrale di Eliot per il Piccolo, poi per alcuni anni si dedica al teatro d’opera. Del 1968 è l’incontro e la significativa esperienza con il gruppo d’avanguardia Il Porcospino, con cui mette in scena Il matrimonio di Gombrowicz e Commedia ripugnante di una madre di Witkiewicz. Nel 1971 è la volta di Eva Peron di Copi e di Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D. di Sciascia, mentre nel 1972 comincia la collaborazione con il Teatro insieme: L’ispettore generale di Gogol’ e A proposito di Liggio spettacolo-documento tratto dagli atti della commissione parlamentare antimafia (scritto con V. Sermonti, 1973). Seguono La locandiera di Goldoni, L’eroe borghese di Sternheim, La signorina Giulia di Strindberg, Vestire gli ignudi di Pirandello (1975), Il processo di Kafka nell’adattamento di Ripellino (1975). Dal 1976 al 1984 è direttore del Teatro stabile di Torino dove realizza testi quali Verso Damasco di Strindberg, La trilogia della villeggiatura di Goldoni, I giganti della montagna di Pirandello, concludendo con La mandragola di Machiavelli (1985). Nella stagione 1986-87 propone il suo testo Tragedia popolare , seguito da Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee e Giorni felici di Beckett. Successivamente lavora per il Teatro di Roma allestendo: Capitano Ulisse di Savinio (1990), Lulu di Wedekind (1991), Nostra Dea di Bontempelli (1992/93) e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello (1993-94). Ultimi spettacoli significativi sono la Medea di Euripide rappresentata a Siracusa nel 1996 e Il pellicano di Strindberg nella stagione 1997-98. Può essere considerato il più eclettico dei registi italiani, capace di affrontare le commedie come i drammi con una sensibilità che spesso sfocia nel grottesco. Se da una parte la sua curiosità lo spinge a cercare sempre nuovi stimoli da autori diversissimi, dall’altra parte i suoi allestimenti hanno avuto gli esiti migliori negli spettacoli più leggeri in cui la sua dissacrante ironia ha potuto scaturire liberamente sulla scena.