Mishima

Discendente di una famiglia aristocratica, Yukio Mishima decide di dedicarsi completamente alla scrittura dopo la pubblicazione del suo primo romanzo (Confessioni di una maschera, 1949), a seguito della quale gli vennero tributati riconoscimenti in campo nazionale che lo resero ben presto il più noto scrittore nipponico del secondo dopoguerra. Noto soprattutto come romanziere, a partire dagli anni Sessanta scrive anche diversi drammi, prevalentemente ispirati alla tradizione del teatro no e del kabuki, che egli tenta di rinnovare profondamente, nel rispetto degli antichi valori della tradizione giapponese. La sua opera è di difficile classificazione: le sue storie sono spesso violente, popolate di personaggi dalla psicologia complessa e tormentata e affrontano temi difficili, quali l’omosessualità e l’ambivalenza dei rapporti umani. Il suo rappresenta uno dei tentativi più riusciti nella letteratura giapponese di resistere al processo di occidentalizzazione post-bellico, ricuperando i valori dell’antica tradizione Samurai (onore, attaccamento alle proprie radici). In aperta polemica con la politica giapponese, accusata di debolezza nei confronti dell’Occidente, M. si suicidò pubblicamente compiendo hara-kiri. Fra le sue opere per il teatro ricordiamo: Cinque no moderni (1956) che riprendono la tradizione classica giapponese, Madame de Sade (1965), recentemente allestita a Milano da Ferdinando Bruni (stagione teatrale 1996-97) e Il mio amico Hitler (1983) interpretazione inquietante e impossibile da condividere del criminale dittatore.