Miller

Cresciuto negli anni della Depressione e permanentemente segnato da queste esperienze, Arthur Miller cominciò a scrivere drammi (soprattutto per la radio) quando ancora frequentava l’università; debuttò a Broadway nel 1944 con il testo L’uomo che aveva tutte le fortune (The Man Who Had All the Luck), che non ebbe alcun successo ma che già conteneva alcuni dei temi fondamentali dell’intera sua opera: la difficile difesa della dignità dell’uomo di fronte alle domande che gli pongono il lavoro e la famiglia, il senso di colpa e le conseguenze individuali e collettive dell’economia capitalistica. Il successivo Tutti miei figli (All My Sons, 1947) segnò l’inizio del suo periodo migliore. Mostrava, in una struttura di tipo ibseniano, una famiglia della classe media turbata e poi sconvolta dalla scoperta che il padre industriale, per accrescere i suoi profitti, aveva venduto parti d’aereo difettose all’aeronautica militare. Seguì, nel 1949, l’opera più famosa, Morte di un commesso viaggiatore (Death of a Salesman), una sorta di melodramma sociale fra il realistico e l’espressionistico (ma con evidenti ambizioni tragiche) di un altro padre, vittima inconsapevole di una società fondata sul mito del successo e della propria incapacità di raggiungerlo. Poi, dopo aver presentato un proprio adattamento di Un nemico del popolo di Ibsen (1951), abbandonò apparentemente l’America contemporanea per evocare in Il crogiuolo (The Crucible, 1953) il famoso processo celebrato alla fine del Seicento contro le streghe di Salem, alludendo chiaramente alla cosiddetta caccia alle streghe del maccartismo, ma raccontando soprattutto la storia di un uomo combattuto fra le proprie convinzioni morali e ciò che richiedeva da lui la società. Un tema analogo era al centro di Uno sguardo dal ponte (A View from the Bridge, nato come atto unico nel 1955 e sviluppato in due atti l’anno dopo), dove uno scaricatore siciliano pagava con la vita il rifiuto di sottostare alla legge dell’omertà che dominava il suo ambiente. Erano al centro di queste opere, con le preoccupazioni di ordine sociale, i personali sensi di colpa, spesso legati al sesso, che contribuirono a farne testimonianze significative del malessere di un’intera classe, anche se inficiate da risvolti melodrammatici e non sorrette da una particolare eccellenza di scrittura. I testi successivi non aggiunsero molto alla sua fama. Furono, fra questi: Dopo la caduta (After the Fall, 1964, successo di scandalo perché vi si lesse una sorta di cronaca del tempestoso matrimonio dell’autore con Marilyn Monroe); Incidente a Vichy (Incident at Vichy, 1964); Il prezzo (The Price, 1968); L’orologio americano (The American Clock, 1980) e Vetri infranti (Broken Glass, 1994). Per il cinema ha sceneggiato Gli spostati di Huston, di cui era interprete anche M. Monroe (e fu il suo ultimo film, come di Clark Gable). Ha scritto inoltre saggi sulla natura della tragedia moderna raccolti in volume nel 1971 e una bellissima autobiografia, Svolte, La mia vita (1991).