Merlini

«Insomma, ero proprio un gran pezzo di figliola», disse Marisa Merlini. Perciò venne scelta da Mariuccia Macario, talent scout dal fiuto infallibile, moglie di Erminio Macario e addetta alla cernita delle famose `donnine’ che circondavano il comico torinese. Esordio, ottobre 1941 al teatro Valle di Roma, nella rivista Primavera di donne , nel ruolo di contorno alla soubrette, che era Wanda Osiris. Da ragazzina aveva frequentato a Roma la scuola di recitazione della contessa Serra, partecipando agli spettacoli del Teatro dei fanciulli (oggi teatro Flajano) curati da Vittorio Metz; con lei, nel gruppo c’erano Antonella Steni, Lilia Silvi (futura diva dei film dei `telefoni bianchi’), Lilly Granado (altra procace soubrettina). Poi il padre abbandonò la famiglia una moglie e cinque figli nella miseria più nera. Marisa diventò commessa al banco di profumi in un emporio, e qui arrivò l’offerta di Mariuccia Macario: 130 lire al giorno, la paga che all’emporio guadagnava in un mese. Accettò, e cominciarono le sorprese. Convocata al Teatro Valle per la prova dei costumi, s’aspettava un abito da favola tutto lustrini e paillettes e dalla sarta ricevette invece due foglie di fico, una più grande e l’altra piu piccola. «Mettile nel posto giusto», le dissero. «Dove?» chiese ingenuamente. La sarta sghignazzando, indicò le zone da coprire e allungò due foglioline microscopiche, aggiungendo: «Questa è la camicetta!». Così, seminuda, sfilò in passerella ottenendo consensi entusiastici. Lo spettacolo andò in giro per l’Italia, il successo si ripeté ovunque. Un pittore famoso, Boccasile, la scelse come modella per la «Signorina Grandi Firme», emblema di un settimanale di successo, immagine della femminilità in cima ai sogni degli italiani dell’epoca.

Dopo Macario, andò con Alberto Rabagliati, cantante famoso che addirittura cantava di sé in terza persona: “Quando canta Rabagliati fa così”. Nel cast, i comici caratteristi Virgilio Riento e Tina Pica, e soubrettine belle come Delia Lodi, Olga Villi e Lia Origoni. Allo spettacolo una sera assisté Toto, e nella stagione successiva ecco la Merlini con Totò e Anna Magnani. Autunno 1943, Che ti sei messo in testa? di Michele Galdieri. Con la Magnani nacque un’amicizia lunga 25 anni; con Totò, un sodalizio artistico lungo quattro riviste teatrali e sette film, tra cui Totò cerca casa , 1948; L’imperatore di Capri , 1949; Totò cerca moglie , 1949. Fu accanto a Vittorio De Sica nel film Roma città libera diretto da Marcello Pagliero (successo in Francia, trionfo in Italia). De Sica si ricordò di lei per il ruolo della levatrice nel film Pane, amore e fantasia di Luigi Comencini (1953), con Gina Lollobrigida. Un ruolo che le dette grande popolarità e la costrinse ad essere `levatrice’ altre tredici volte. Ma nel cinema ha ricoperto anche altri e significativi ruoli, accanto a Alberto Sordi (Il vigile di Luigi Zampa, 1960), Marcello Mastroianni (Padri e figli di Mario Monicelli, 1957), Titina De Filippo (Cani e gatti, 1952). Dopo un periodo di penombra, durato cinque anni, (epoca dei filmetti porno-soft dei Pierini e delle Vigilesse) venne invitata a Londra dal regista Peter Grenville per recitare, in inglese (che non conosceva, ma imparò presto) la parte della governante-nutrice d’origine napoletana (e così si accettava e giustificava anche una pronuncia non ortodossa) di Lady Hamilton nella commedia di Terence Rattigan Questioni di Stato . Un anno di repliche, e di successo. Torna in rivista nella stagione 1965-66, al Parioli di Roma, con I rompiglioni (neologismo per crasi entrato nel gergo) di tre autori radiofonici, Faele-Torti-Castaldo, con regia di Romolo Siena e cast di prosa: Lia Zoppelli, Paolo Carlini. Nel 1962-63 era stata in Babilonia di Ruggero Maccari con Carlo Dapporto allenatore della squadra di calcio del carcere di San Vittore (“Era bello. Si giocava sempre in casa. Ogni giocatore aveva sempre la palla al piede…”). Un’accorata, trepida rievocazione degli spettacoli di rivista venne curata dal regista Maurizio Scaparro con Massimo Ranieri e Arturo Brachetti in Varietà , e la M. contribuì al successo dell’amarcord con perizia d’attrice ma anche con il fascino della testimonianza diretta. Tornò, dopo i successi degli anni ’40, con Garinei e Giovannini in due commedie musicali interpretate da Gino Bramieri: Cielo, mio marito! di Costanzo e Marchesi, con Ombretta Colli e Foto di gurppo con gatto di Iaia Fiastri e Enrico Vaime, con Gianfranco Jannuzzo. Accolta sempre grazie alla sua straripante simpatia, dagli applausi di un pubblico fedele.