Melazzi

Giorgio Melazzi si diploma alla scuola del Piccolo Teatro di Milano nel 1973 e nello stesso anno firma la regia di Ubu Roi di A. Jarry. Inizia contemporaneamente un lungo sodalizio con Franco Parenti, che lo dirige in Willibald e Oloferne di J. Nestroy (1974), La Betia del Ruzante (1975), La palla al piede di G. Feydeau (1976), Gran Can Can di F. Lemaitre (1981). Lavora inoltre con A. R. Shammah ( L’Ambleto , 1972; Macbetto , 1974; e L’Arialda di G. Testori, La doppia incostanza di Marivaux, Il malato immaginario di Molière), G. Lavia, M. Scaparro, M. Béjart (per cui è il lettore di Nietzsche in Dionysos , 1983). Dopo l’esperienza nel teatro classico, dal 1985 scrive e interpreta i suoi spettacoli (premiati in varie rassegne di Nuova Drammaturgia), dapprima commedie comiche di impianto tradizionale, quindi soggetti e meccanismi più innovativi dove si delinea ed emerge la sua vena amaro-ironica-surreale: Dopolavoro `Vincere!’ (1985), La pietra al collo (1987), L’arte della pizza (1987), Banana Konferenz (1991). Nel 1992 è coautore e cointerprete con Lella Costa del fortunato spettacolo Due ; del 1995 è il monologo Blues dei Cento Appunti . Partecipa a numerose commedie e varietà televisivi (gli ultimi: Scatafascio con Paolo Rossi, Zelig Facciamo Cabaret ) e radiofonici, al film Strane storie di A. Baldoni (1996); lavora intensamente nel doppiaggio (sue le voci di Richard Dreyfuss, Phil Collins, John Savage).