Martone

Giovanissimo Mario Martone allestisce il suo primo lavoro, Faust , nel 1976 e, due anni dopo fonda il gruppo Falso Movimento (con Tomas Arana, Angelo Curti, Lino Fiorito, Licia Maglietta, Pasquale Mari, Daghi Rondanini e Andrea Renzi). Lavorano in sala come lo Spazio Libero di Napoli, il Teatro Studio di Caserta o in gallerie d’arte, la Lucio Amelio e Studio Morra a Napoli. Gli spettacoli d’esordio del gruppo dopo che M. aveva già messo in scena Avventure al di là di Thule sono L’incrinatura e Musica da camera : installazioni, studi d’ambiente dove la figura dell’attore vive come pura presenza umana senza servirsi del supporto della recitazione. La direzione è quella della ricerca di un nuovo alfabeto teatrale; lo spazio, la luce, le diaproiezioni e il suono sono utilizzati come linguaggio specifico della partitura, non un corpo a latere della drammaturgia, ma la sua scrittura scenica. Nel 1982 con Tango glaciale il gruppo si imporrà all’attenzione del pubblico e della critica. Lo spettacolo chiude un ciclo (iniziato con Dallas 1983, Rosso Texaco e Controllo totale ) il cui punto di riferimento era lo scenario metropolitano, i deliri e i comportamenti dell’individuo urbanizzato. Tango glaciale diviene il manifesto di quell’area della sperimentazione teatrale definita `nuova spettacolarità’, un sondare le possibilità dell’immaginario scenico contaminato dalla comunicazione elettronica, dove il gesto, la musica e le immagini riprodotte dal video costituiscono un’unica macchina della visione. È il linguaggio dei media che si affaccia nel teatro, non in termini di citazione ma di analisi dei meccanismi stessi della comunicazione, un’analisi di quel vuoto che i mezzi di comunicazione hanno creato nella società con il loro fagocitante potere.

Con Otello (1982) si assiste a una successiva maturazione del gruppo, spostando il proprio interesse verso la narrazione. Nasce così un nuovo rapporto con il teatro e la sua storia, dove i corpi degli attori e le storie dei personaggi si contrappongono ai fantasmi della scena tecnologica. Dopo Il desiderio preso per la coda (1985) da Picasso, Coltelli nel cuore (1985) da Brecht e Ritorno ad Alphaville (1986) da Godard, dall’incontro con Antonio Neiwiller e Toni Servillo nasce una nuova formazione nel 1986: Teatri Uniti, nella volontà di creare un insieme di persone che non fosse soltanto una compagnia di teatro, ma un insieme vivo capace di inventare da sé il modo di produrre un’opera. Tra le regie di M. con Teatri Uniti ci sono Filottete di Sofocle (1987), Rasoi di Enzo Moscato (1991) e quel Riccardo II di Shakespeare (1993), ormai definitivamente rivolto a una impostazione dello spettacolo ricontestualizzata nell’emisfero della prosa. M. riprende in video parte delle sue realizzazioni teatrali, e nel 1984 sperimenta il 16mm con il cortometraggio Nella città barocca , dedicato al Seicento napoletano. Ma è con Morte di un matematico napoletano (1992), suo primo film, a rivelarlo regista cinematografico di raffinato spessore formale, non ripetuto nelle prove che seguiranno, L’amore molesto (1985) e Teatro di guerra (1998), troppo impegnate queste a prestare il fianco alla retorica dell’immagine.