Maldacea

Il nome di Nicola Maldacea è legato al genere fortunato della ‘macchietta’, di cui fu inventore e massimo interprete dall’ultimo decennio del secolo scorso fino a tutti gli anni ’20. La macchietta è una canzone comica scritta in ottonari o endecasillabi, dove la rima gioca un ruolo fondamentale nel suggerire e smentire doppi sensi a volte volgari, a volte satirici, a volte comici. Ogni macchietta ha un suo sviluppo drammaturgico articolato, pur essendo centrata su un unico personaggio o carattere, oggetto di satira o semplice sfottò. Da notare che nell’immenso repertorio di macchiette sorto a partire dal successo di M. se ne conta una sola di carattere drammatico (Totonno `e quagliarella di Capurro e Bongiovanni per Viviani, storia di un ubriaco filosofo sconfitto dalla vita), per altro poco frequentata. Maldacea, a partire dal 1890, quando sperimentò il suo nuovo genere al Salone Margherita di Napoli, ebbe un successo a dir poco clamoroso per l’epoca: fu il vero trascinatore (a Napoli, a Roma ma anche più a Nord) del fulmineo sviluppo della moda del café-chantant. Ricevere uno sberleffo in versi da Maldacea era considerato il massimo onore ottenibile in società: in platea, durante i suoi spettacoli, era norma scommettere sul bersaglio reale di questa o quella macchietta.

All’apice del successo, Maldacea, che recitasse in abiti maschili o femminili, riuscì a sbeffeggiare anche i rappresentanti del clero e dell’esercito: una sua macchietta dedicata a un ufficiale della Cavalleria che non aveva saputo approfittare della disponibilità della moglie del proprio capitano (Il tenentino di Carlo Veneziani) fu in un primo momento censurata, ma subito dopo riammessa sulle scene per intervento diretto del conte di Torino che si recò di persona al Salone Margherita per verificare la situazione. Scrissero per M. alcuni tra i massimi poeti dell’epoca, da Rocco Galdieri a Ferdinando Russo, da Salvatore Di Giacomo a Trilussa, non tutti firmando i testi con il proprio nome ma tutti ottenendo lauti guadagni dalla collaborazione. Anche Maldacea si arricchì molto negli anni del successo, ma a partire dagli anni ’30 la sua fama scemò fino a scomparire del tutto: morì poverissimo, dopo aver cercato, senza fortuna, di ottenere qualche scrittura teatrale. Il cinema, invece, gli diede solo l’opportunità di qualche comparsata o ruolo minore, il più importante dei quali fu nel Feroce Saladino, film di enorme successo popolare girato nel 1937 da Mario Bonnard con Angelo Musco. Maldacea, infine, ha lasciato una lunga autobiografia godibilmente avventurosa ma sostanzialmente falsa, come tutte le autobiografie dei grandi attori.