Magnani

Diplomata alla scuola di recitazione dell’Accademia di S. Cecilia a Roma, Anna Magnani approda in giovanissima età al teatro di prosa. Dal 1929 al 1932 è diretta da Dario Niccodemi lavorando con la compagnia di Vera Vergani e Luigi Cimara. Successivamente passa alla compagnia di Antonio Gandusio. Nel 1934 si dedica al teatro di rivista accanto ai fratelli De Rege ( I Milioni, Non so se rendo l’idea ) e soprattutto, dal 1941, accanto a Totò con il quale crea, fino al 1944, duetti teatrali di strepitoso successo, frutto del perfetto incontro tra la sua personalità aggressiva, pittoresca e mordace e la comicità trascinante del comico napoletano (Quando meno te l’aspetti, Orlando curioso, Volumineide, Che ti sei messo in testa?, Con un palmo di naso ). Ancora nel 1941 si presenta l’occasione, dopo una serie di apparizioni minori, del primo ruolo cinematografico di rilievo: De Sica la vuole, infatti, per interpretare la soubrette di Teresa Venerdì. Qui la Magnani traspone sullo schermo quel tipo di soubrette romanesca, popolana, sfrontata e non convenzionale che aveva già in parte proposto a teatro.

Alla fine della guerra, la Magnani si dedica a una rivista maggiormente legata a contenuti d’attualità e di satira politica: lavora per Garinei e Giovannini con Cantachiaro e Cantachiaro n.2 (1944 e 1945) accanto a Gino Cervi, e con Soffia, so’ del 1945. È di questi anni anche il ritorno alla prosa con testi che mettono in luce la sua maturità scenica e il suo personaggio forte, umano, veemente e complesso: Carmen (1944), Anna Christie di O’Neill (1945), Maya di Gantillon (1946) con la regia di Orazio Costa. L’esperienza teatrale si chiude rapidamente e sporadici saranno i ritorni della M. sulle scene, tra questi vanno ancora ricordate la sua interpretazione, diretta da Zeffirelli, de La lupa di Verga nel 1965, e quella della Medea di Anouilh nel 1966 – firmata da Menotti. Il distacco dal teatro dopo la fine della guerra si giustifica con la sempre più massiccia presenza della M. sugli schermi. Grande successo hanno due film in coppia con Aldo Fabrizi, Campo de’ Fiori del 1943 e L’ultima carrozzella del 1944, dove la M. consacra il suo personaggio di popolana concreta, intelligente, impetuosa e `de core’. Persa la grande occasione di Ossessione di Visconti, a causa dell’attesa di un figlio, la Magnani è Pina di Roma città aperta di Rossellini (1945), film di importanza capitale nella storia del cinema italiano, iniziatore del movimento neorealista, che la vede protagonista di una delle sequenze più celebri della storia del cinema, quella corsa mortale dietro il camion tedesco in cui è imprigionato il marito.

Le sue intense doti drammatiche, non disgiunte all’occasione da una chiara vena comica, vengono in seguito profuse in film di importanza diseguale: L’onorevole Angelina di Zampa (1947), Amore di Rossellini (1948), Assunta Spina di Mattoli (1949), Bellissima di Visconti (1951), La carrozza d’oro di Renoir (1952). L’imporsi nel cinema di un tipo di bellezza `maggiorata’ cui la M. era piuttosto lontana, la convince a lasciare Cinecittà e ad accettare il ruolo di protagonista nell’hollywoodiano The Rose Tatoo (La rosa tatuata, 1955) di Mann, interpretazione premiata dall’Oscar. Conclusa l’esperienza americana, costituita da altri due film di scarso rilievo, la M. lascia ancora due grandi interpretazioni cinematografiche, la carcerata Egle in Nella città, l’inferno (1959) diretta da Castellani al fianco della Masina e Mamma Roma (1962) di Pasolini, prima di una lunga parentesi di inattività, interrotta dalla partecipazione a quattro mediometraggi per la televisione girati da Giannetti nel 1972, opere che ne rilanciarono enormente la popolarità prima della morte.