Lloyd Webber

Figlio di un compositore e di una pianista e fratello di Julian Lloyd W., affermato violoncellista e compositore, Andrew Lloyd Webber, precoce talento musicale, compie studi di architettura e di storia a Oxford; qui conosce Tim Rice, che sarà poi l’autore di molti libretti dei suoi musical. Dopo aver frequentato il Royal College of Music, compone su versi di Rice diverse canzoni e nel 1968 affronta il teatro musicale con un’opera-pop in forma di oratorio (Joseph and his Amazing Technicolour Dreamcoat), imperniata sulle vicende di Giuseppe, figlio di Giacobbe, esule in Egitto al servizio del faraone; l’opera sarà ripresa e rimaneggiata in anni più recenti. Il primo successo mondiale dei due amici è Jesus Christ Superstar , ‘opera-rock’ rappresentata per la prima volta nel 1971 al Mark Hellinger Theatre di New York, dove totalizza settecentoundici rappresentazioni, più di tremilatrecento repliche a Londra e altre in diversi paesi del mondo. È il primo trionfo, che assicurerà a Webber la fama, guadagni favolosi e la nomina a baronetto; fra l’altro sarà il primo musicista a quotare in borsa le azioni della società appositamente costituita per lo sfruttamento commerciale dei suoi lavori. Jesus Christ Superstar, originato da un disco rock, mette in scena la Passione di Cristo in maniera giovanilistica e scanzonata, ricorrendo per la musica agli stili più diversi (non soltanto al pop-rock), in una mescolanza molto abile e con risultati interessanti, tutti affidati al canto e alla danza. Tra le canzoni più note: “Heaven in Their Minds”, “I Don’t Know How to Love Him”, “Hosanna”, “King Herod’s Song”, “Superstar”.

Jeeves, del 1975, è un musical sul personaggio dell’impeccabile maggiordomo creato da P.G. Wodehouse, su libretto di Alan Ayckbourn; le accoglienze sono tiepide. Torna il successo su larga scala con Evita (1978), basato sulla biografia di Eva Perón, consorte del presidente argentino in bilico tra populismo e totalitarismo. Presentato con la regia di Hal Prince, protagonista Patty Lupone, Evita vanta alcuni motivi diventati famosi come “Requiem for Evita” e “Don’t Cry for me, Argentina”. Per Cats (1981) lo stesso Webber scrive testo e versi, oltre la musica, adattando il poemetto Old Possum’s Book of Practical Cats di T.S. Eliot, imperniato attorno a un gatto che, alla fine della notte, verrà scelto per salire nel paradiso dei felini. Giudicato il musical più fantasioso mai approdato sui palcoscenici di Broadway (fastosa la messinscena di Trevor Nunn, direttore della Royal Shakespeare Company), Cats è un altro grande successo. Dopo Song and Dance (1982) è la volta di Requiem (1985), oratorio-pop presentato a New York con la direzione d’orchestra di Lorin Maazel. Dello stesso anno è Starlight Express , storia di treni di diverso tipo e di diversa nazionalità in gara fra loro, su testo di Richard Stilgoe: in una costosissima messinscena, che sfrutta ampiamente la tecnologia, i treni sono `interpretati’ da attori rivestiti di metallo e dotati di pattini a rotelle; si impone, tra i numeri musicali, “Only He”.

Effetti scenici ancora più strepitosi vengono offerti in Phantom of the Opera ( Phantom negli Usa), del 1986, dal romanzo di Gaston Ledoux, sul musicista sfigurato che si aggira nei meandri dell’Opéra; più vicino all’opera lirica che al rock, lo spettacolo (regia di Hal Prince) conquista i più. Meno felicemente sono accolti i successivi Chess, Time (entrambi su testi di T. Rice) e Aspects of Love , del 1989, tratto da un libro di David Garnett, storia d’amore fra un diciassettenne e un’attrice di ventidue anni: le canzoni più riuscite sono “Love Change Everything” e “The Very First”. A parte Tell Me On Sunday , l’ultimo musical di vasto successo – sia pure discusso da alcuni critici – è Sunset Boulevard (1993), tratto da Christopher Hampton (versi di Don Black) dall’omonimo film del 1950 diretto da Billy Wilder (Viale del tramonto), sulla sorte malinconica di una ex attrice di Hollywood che non si rassegna all’inattività; il ruolo che nel film era di Gloria Swanson viene affidato sulla scena a Patty Lupone (regia di Trevor Nunn). Produttore di commedie altrui, compositore di canzoni e di motivi di circostanza (come per un campionato di calcio), W. compone anche per il cinema (Gumshoe di S. Frears, 1972; Dossier Odessa di R. Neame, 1974). Inoltre segue la trasposizione su pellicola dei suoi musical Jesus Christ Superstar (1973; regia di Norman Jewison, direzione musicale di André Previn) e Evita (1996; regia di Alan Parker, con Madonna protagonista); in questa occasione, alla partitura del musical aggiunge una canzone nuova, “You Must Love Me”, cui viene attribuito l’Oscar 1996 per la migliore canzone. Innovatore del teatro musicale britannico, Webber è un artista scaltro oltre che dotato, capace di fondere la musica pop con le ballate e il romanticismo dei tempi passati in esiti melodici e ritmici di facile presa, tra l’ispirazione autentica, il kitsch e il post-moderno. Raggiunge la popolarità più vasta – e la posizione finanziaria più vistosa – di tutti i musicisti del nostro tempo, lasciando comunque un segno personale e marcato nel panorama dello spettacolo musicale contemporaneo.