Ljubimov

Jurij Petrovic Ljubimov frequenta la scuola del teatro Vachtangov, dove insegna fra l’altro il grande attore Scukin. Durante e dopo la guerra interpreta molti ruoli sia al Teatro Vachtangov sia al cinema (Cyrano 1951, Tjatin in Egor Bulycov e altri di Gor’kij per cui riceve il premio Stalin nel 1951, Treplev in Il gabbiano di Cechov, 1954; Romeo, 1956). A partire dal 1959 insegna alla scuola del Teatro Vachtangov (chiamata Istituto Scukin in onore dell’attore scomparso): nel 1963 con gli allievi mette in scena L’anima buona di Sezuan di Brecht, che suscita scalpore per la forza del discorso politico che sottende lo spettacolo. Nel 1964 viene nominato direttore del Teatro Taganka: riprende il testo di Brecht con gli allievi della scuola che formano la nuova compagnia, a cui si unisce alla fine dell’anno Vladimir Vysockij, noto cantautore non allineato che diventa popolarissimo, grazie ad alcune interpretazioni di straordinaria intensità (Galileo nell’omonimo testo di Brecht, Amleto, Lopachin ne Il giardino dei ciliegi ecc;). Ljubimov inaugura un nuovo genere di spettacolo: il montaggio di testi di poesia o di prosa, mescolati a canzoni spesso composte dagli attori stessi, soprattutto Vysockij, di autori classici o contemporanei, sempre comunque con precisi e polemici riferimenti all’attualità difficile, opprimente (va ricordato che nell’ottobre del 1964, Chrusciov viene destituito e inizia la plumbea era di Breznev: non a caso nel 1964 c’è il processo e la condanna del poeta Brodskij e nel 1965 l’altrettanto scandaloso processo agli scrittori Sinjavskij e Daniel).

Ogni nuovo spettacolo è per il pubblico moscovita un evento: coinvolto direttamente nel lavoro degli attori, aderisce con entusiasmo al tono anticonformista, alla libertà di lettura, al coraggio nel parlare apertamente del male di vivere di quegli anni. Fondamentale resta in tutti questi anni la collaborazione con lo scenografo D. Borovskij, che con pochi elementi crea scenografie di straordinario interesse (il sipario di luce utilizzato in molti spettacoli, la grande rete di corda per Amleto ecc.). Esempi dei montaggi sono: Un eroe del nostro tempo da testi di Lermontov (1964), Gli antimondi da Voznessenskij (1965), I dieci giorni che sconvolsero il mondo testi sulla Rivoluzione d’ottobre sulla base del volume omonimo di J. Reed (1965), Ascoltate! Majakovskij , montaggio di versi majakovskiani (1967), Pugacev da Esenin (1967), Che fare da Cernysevskij (1970), Credi, compagno… montaggio di testi puskiniani (1973), I cavalli di legno da una serie di racconti di F. Abramov sulla dura realtà contadina (1974), Lo scambio da un racconto di J.Trifonov sulla difficoltà di trovare alloggio a Mosca (1976), Delitto e castigo da Dostoevskij (1979), Il maestro e Margherita da Bulgakov (preparato nel 1977, autorizzato solo nel 1980), La casa sul lungofiume da Ju.Trifonov sulle purghe staliniane (1980). Accanto ai montaggi, alcuni spettacoli di grande richiamo, anch’essi in aperta polemica con la tradizione e con la linea di partito: Vita di Galilei di Brecht (1966), Tartufo di Molière (1968), Amleto di Shakespeare (1971), Tre sorelle di Cechov (1981). Nel periodo brezneviano la persecuzione politica di L. è incessante: vengono vietati spettacoli come Caligola di Camus, Marat/Sade di Weiss, Il suicida di Erdman, un montaggio di cronache shakespeariane (da Enrico V , Riccardo II e Riccardo III ), una riduzione dei Demoni di Dostoevskij, alcuni montaggi poetici fra cui quello in memoria di Vysockij. Non solo: molto delle tournée all’estero della compagnia, su invito dei maggiori festival europei, non vengono autorizzate; altri inviti personali a Ljubimov per regie o partecipazioni a congressi gli vengono negate. La situazione è talmente insopportabile che L. è costretto a rivolgersi direttamente a Breznev per chiedere quale futuro è previsto per il teatro e per lui personalmente. Nel 1975 viene autorizzato a recarsi a Milano per la regia di Al gran sole carico d’amore di Ljubimov Nono alla Scala.

Nel 1977 finalmente il teatro va in tournée a Parigi, nell’ambito del festival d’Automne e Ljubimov riceve il premio per la miglior regia (Amleto). Sempre alla Scala di Milano dirige Boris Godunov (1979), Chovanscina (1981), al Maggio musicale fiorentino Rigoletto (1984). Nel 1984, essendo ancor peggiorati i rapporti con il potere sovietico, Ljubimov  viene sostituito senza preavviso alla direzione della Taganka (gli subentra A. Efros) e poco dopo gli viene tolta la nazionalità sovietica. Il suo nome viene cancellato dalle locandine del teatro. Inizia il periodo di esilio (1984-1988), durante il quale L. lavora in vari paesi europei, fra cui l’Italia ( Delitto e castigo da Dostoevskij all’ATER di Bologna 1984; La passione secondo Matteo di Bach alla chiesa di S. Marco a Milano per la Scala 1985; Le piccole tragedie di Puškin all’ATER di Bologna 1985; I demoni da Dostoevskij a Karlsruhe1986; Jenufa di Janacek all’Opera di Zurigo 1986). Nel 1988, con Gorbacev a capo del governo, Ljubimov ritorna a Mosca, a capo della Taganka, dove riprende le prove di Boris Godunov di Puškin e dello spettacolo dedicato a Vysockij, che cinque anni prima erano stati vietati. Ma il ritorno non è senza problemi: troppa attività all’estero (Ljubimov è nominato regista stabile all’Opera di Bonn), richiesta di pieni poteri nel caso di privatizzazione del teatro; parte degli attori, con a capo il direttore degli anni precedenti N. Gubenko, si dichiara insoddisfatto delle posizioni assunte da L. e chiede di gestire autonomamente una delle sale di cui dispone il teatro. Ljubimov accetta la divisione e continua l’attività con una sua compagnia con cui mette in scena I fratelli Karamazov (1997).