Lavia

Gabriele Lavia esordisce nel 1963 e si segnala in spettacoli quali Edipo re di Sofocle (Teatro alla Scala, 1969) e Re Lear di Shakespeare, con la regia di Strehler (Piccolo Teatro di Milano, 1973). Il suo debutto come regista risale al 1975, con Otello di Shakespeare. Artista inquieto, particolarmente attento alla grande drammaturgia classica, L. affronta i testi (anche come interprete) in letture registiche dalle tinte sovente fosche, drammatiche e attente alle patologie dell’uomo contemporaneo. Si ricordano, tra i numerosi allestimenti, i suoi lavori su Strindberg (Il padre, 1976 e 1990; Il pellicano, 1980; Delitto e delitto, 1983; La signorina Julie, 1992-93) e sull’amato Shakespeare, cui dedica molta attenzione (Amleto, 1978, 1981 e 1984; Tito Andronico, 1982; Macbeth, 1987; Riccardo III , 1989; Otello, 1994); su Kleist (Anfitrione, 1979; Il principe di Homburg , 1982; Il duello, con un suo adattamento, 1993), Dostoevskij (Il sogno di un uomo ridicolo, 1981 e 1994), Cechov (Il gabbiano, 1979; Zio Vanja, 1990; Il giardino dei ciliegi, 1995; Platonov, 1997) e Schiller (I masnadieri, 1982; Don Carlos, 1983). Affascinato da scritture particolari ed efficaci, Lavia dirige anche Servo di scena, di Harwood (1980), Miele selvatico di M. Frayn (1985), Il diavolo e il buon Dio di J.-P. Sartre (1985), Oreste di V. Alfieri (1993), Il nipote di Rameau di D. Diderot (1976 e 1991), Bergman (Scene da un matrimonio, 1997). Codirettore del Teatro Eliseo di Roma dal 1980 al 1987, direttore del Teatro stabile di Torino dal 1997, Lavia è anche autore di regie cinematografiche, spesso interpretate dalla moglie Monica Guerritore (Il principe di Homburg, 1983; Scandalosa Gilda, 1984; Sensi ,1986; La lupa di G. Verga, 1995) e di regie liriche (Gluck, Verdi, Donizetti, Mascagni, Leoncavallo).