Krejca

Folgorato dagli spettacoli di E.F. Burian, a diciannove Otomar Krejca anni decide di fare l’attore. Durante la guerra entra in una compagnia di giro, ma la sua gavetta dura poco: nella stagione 1946-47 comincia a lavorare con Jirí Frejka, direttore del Teatro municipale di Praga, per il quale interpreta Cirano , Prometeo incatenato e Macbeth . Presto la vocazione di attore si spegne, per far luogo a quella di regista. Nel 1949 K. mette in scena il primo testo, La moneta falsa di Gor’kij; il successo dell’allestimento gli permette di approdare nel 1951 al Teatro nazionale, dove dal 1956 è direttore artistico. Qui, assieme a Karel Kraus, avvia un’opera di svecchiamento della tradizione, commissionando la scrittura di nuovi testi a Josef Topol, Frantisek Hrubín e Milan Kundera (I proprietari delle chiavi, 1962). Ma, accanto al rinnovamento e all’anticonformismo, affiora in Otomar Krejca la necessità di rompere i rigidi vincoli dell’ideologia; la scelta è naturalmente avversata dal regime, che lo costringerà a dimettersi dall’incarico. Senza perdersi d’animo, nel 1963 K. presenta La festa in giardino di Václav Havel, prima pièce dello scrittore, che diventerà uno dei protagonisti della Primavera di Praga e poi presidente della Repubblica dopo la `rivoluzione di velluto’ del 1989. Nel 1965, assieme ai suoi più stretti collaboratori, tra i quali lo scenografo Josef Svoboda, apre una piccola sala, il teatro Za branou (`dietro la porta’), che presto diventerà uno dei focolai del dissenso. Nel 1968, con la `normalizzazione’, a Krejca viene tolta la direzione del teatro; gli è anche proibito lavorare all’estero.

Si rifugia così nei classici e comincia quel lungo e straordinario confronto con Beckett, Shakespeare e soprattutto Cechov che avrà risonanza internazionale e segnerà tutta la sua carriera, in patria e fuori. Dopo forti pressioni dall’estero, Krejca può lasciare il suo Paese; comincia un esilio artistico che lo porta prima a dirigere il teatro di Düsseldorf e poi a collaborare con le più importanti istituzioni europee. Del grande autore russo interpreta in varie edizioni Il gabbiano (Bruxelles 1966, Stoccolma 1969, Praga 1972, Parigi 1980), Tre sorelle (Praga 1966), Il giardino dei ciliegi (Düsseldorf 1976, Berlino 1987, Stoccolma 1988), Platonov (Stoccolma 1979); di Beckett riprende in varie lingue Aspettando Godot (Salisburgo 1970, Avignone 1978). Particolarmente intensa la collaborazione di K. con il Teatro stabile di Genova, dove ha allestito Tre sorelle (1984), Terra sconosciuta di Schnitzler (1985, prima italiana) e La signorina Giulia di Strindberg (1986): saggi maturi di quel suo realismo poetico, essenziale e rigoroso da cui scaturisce un grande impatto emotivo, che supera i confini delle lingue e delle culture. Nel 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, è tornato in patria dove ha rifondato il Za branou, riprendendo il dialogo interrotto con la propria comunità. Tra le sue ultime messe in scena, ancora Beckett (con un nuovo allestimento di Aspettando Godot , 1991), l’ Antigone di Sofocle (Comédie-Française, 1992), L’uomo difficile di Hofmannsthal (1993) e I giganti della montagna di Pirandello (1994).