Kochno

Trasferitosi giovanissimo a Parigi (1920) Boris Kochno vi conobbe Diaghilev, di cui diventò amico e segretario. Profondo conoscitore del mondo artistico e in particolare musicale, fu impiegato dal grande impresario (che ne apprezzava anche la sensibilità poetica) soprattutto come librettista; in tale veste diede importanti contributi a lavori come Les fâcheux (1924) , Zéphire et Flore (1925) , Les matelots (1925) , La chatte (1927) , Le bal (1929) e Le fils prodigue (1929), oltre al libretto per l’opera buffa di Stravinskij, Mavra (1923) . La sua importanza tuttavia nella storia del balletto del Novecento va ben al di là di quella di soggettista; le intuizioni e i suggerimenti di K. ebbero a influenzare, ammodernandone la concezione, l’ultima fase dei Ballets Russes. Considerato il delfino di Diaghilev (al quale fu accanto a Venezia, nel 1929, al momento della morte), ebbe il rimpianto di non essere riuscito a portare avanti l’impresa dell’illustre `patron’, incapace di tenere uniti i suoi invidiabili ballerini dopo la sua scomparsa. Negli anni ’30 e in quelli successivi riuscirà comunque a collaborare con il mondo del balletto, firmando nuovi libretti quali Cotillon e Jeux d’enfants (Ballets Russes de Monte-Carlo, 1932) e fornendo la sua collaborazione a Balanchine per i Ballets 1933; successivamente assumerà la direzione artistica dei Ballets des Champs-Elysées, sin dalla loro fondazione. Per tutto il dopoguerra e fino alla morte, K. continuerà a essere una delle più eminenti e apprezzate autorità in materia di balletto. Dalla sua penna sono usciti anche due libri di grande rilevanza storica: Le ballet (1954) e Diaghilev et les Ballets Russes (1970).