Kemp

Lindsay Kemp è un artista versatile, che sfugge a una catalogazione definitiva: mimo, ballerino, attore, regista, K. mescola doti ed esperienze in un mélange indistinguibile fra arte e vita. Si dichiara discendente del clown shakespeariano William Kemp e nella sua carriera si è cimentato con tutte le arti del palcoscenico, dal cabaret al teatro d’avanguardia, dagli spettacoli rock (negli anni ’70 ha allestito lo spettacolo-concerto di David Bowie Ziggy Stardust al Rainbow di Londra) alla danza. Ha studiato danza classica con Marie Rambert (per la cui compagnia ha firmato in seguito The Parade’s Gone By, 1975 e Cruel Garden, 1977, quest’ultimo assieme a Christopher Bruce), danza moderna con Charles Weidman e mimo con Marcel Marceau. Le sue creazioni, però, sono il risultato di uno stile ibrido e personalissimo, un pastiche di pantomima, danza classica, mimo e simil-tecniche butoh (che Kemp afferma di non aver mai studiato): corpi infarinati, movimenti en ralenti , travestitismi, atmosfere rarefatte e un erotismo ambiguo e penetrante, raccontato da parabole visionarie e allucinate.

Nel 1964 fonda la Lindsay Kemp Dance Company, un ensemble variegato di cui hanno fatto parte integrante l’Incredibile Orlando e David Haughton, braccio destro di Lindsay Kemp, mentre gli altri componenti cambiano in continuazione. Il suo primo grande successo, considerato anche il suo capolavoro, è Flowers (1973), grottesco e lancinante affresco ispirato alla vita e agli scritti di Jean Genet. Spettacolarmente efficace anche quando si cimenta con Shakespeare (vedi gli onirismi di Dream , 1979), con fiabe un po’ perverse come quella di Alice o gli incubi di Nijinskij il matto (1983) la produzione di K. tende a riproporsi nel tempo con variazioni discutibili e un languore estenuato che forse ha già dato il meglio di sé. Altri suoi lavori sono Salomè (1972), Duende (1980), Onnagata ; e The Big Parade (1984), ispirato al cinema, un’altra sua passione di cui è stato anche interprete sul set ( Messia selvaggio , 1972 e Valentino , 1977 di K. Russell; Sebastiane di D. Jarman, 1976) e che torna a influenzare la sua ultima produzione-collage, Sogni di Hollywood (1998).