Isidori

Fondatore nel 1986 di Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, figura carismatica e capo spirituale di uno dei gruppi più radicali della ricerca; in qualità di direttore artistico Marco Isidori ha pensato, scritto e diretto tutti gli spettacoli della compagnia. Fortemente influenzato dall’attività dei Magazzini e dalla personalità irriverente di Carmelo Bene, Marco Isidori formula la sua poetica prendendo le mosse dallo studio del mondo greco. Sganciato dagli schemi di un teatro tradizionale, formula una sua precisa idea di teatro che vede nell’attore il mezzo per entrare in contatto con il pubblico, in modo da formare un unico organismo. Le serve di Genet è uno dei punti nodali dell’opera della Marcido da lui diretta. La riscrittura scenica del testo di Genet ha portato all’essenza di una ricerca che si è coagulata nella potenzialità della parola, nella sua sonorità e nella teatralità evocativa ad essa sottesa. Per Marco Isidori il problema del teatro è il problema della parola stessa e della sua significazione. Tra le tante regie da lui curate, che hanno sempre trovato detrattori o grandi estimatori, vale la pena di ricordare Il cielo in una stanza , che apre una fase decisiva dello sviluppo drammaturgico della compagnia. Dal ‘grande attore’, unico interprete, elemento di verità per il teatro, alla concezione estrema di un ‘attore generale’, cioè una conglomerazione di personalità attoriali. Da segnalare per lo sprigionamento energetico e la capacità evocativa del testo L’Isi fa Pinocchio, ma sfar lo mondo desierebbe in ver (1996) e Happy Days in Marcido’s Field (1997), in cui si riempie lo spazio della recitazione con ingombranti scenografie, i corpi nudi degli attori appesi come sipario, e una struttura di legno conica su cui torreggia Maria Luisa Abate, attrice della compagnia sin dagli inizi, che rappresenta la bocca del vulcano, segnale tra le fiamme attraverso cui parla il nume Artaud.