Ibsen, Henrik

Henrik Ibsen biografia e opere

Henrik Ibsen fu l’inventore del teatro del salotto borghese e padre della drammaturgia moderna.

Henrik Ibsen è stato un drammaturgo, poeta e regista teatrale norvegese, considerato il padre della drammaturgia moderna. L’opera di Ibsen segnò la fine del teatro romantico e l’affermazione del dramma borghese, esercitando una profondissima influenza sulla produzione dei più importanti autori del Novecento. Tra i suoi testi più noti Brand, Peer Gynt, Un nemico del popolo, Cesare e Galileo, Casa di bambola, Hedda Gabler, Spettri, L’anitra selvatica e La casa dei Rosmer.

Henrik Ibsen biografia: le prime fasi della carriera

Henrik Ibsen fu l’inventore del teatro del salotto borghese. L’approdo al dramma borghese, però avviene solo dopo una prima fase in cui Ibsen ha modo di esercitare la funzione di drammaturgo per i teatri di Cristiana. Questo periodo gli consente di approfondire la drammaturgia contemporanea francese, impadronendosi dei meccanismi di scrittura e svelandone i limiti.

Alcuni viaggi nell’Europa del sud concorrono a sviluppare in lui una grandissima conoscenza delle tematiche e delle tecniche di scrittura teatrale dell’epoca. Così, nella sua prima serie di testi, che vanno da drammi storici a poemi drammatici, coniuga la novità della sua ispirazione con le conoscenze pregresse.

Gli anni di Bergen

L’attività di drammaturgo inizia nel 1848 con il dramma, Catilina, che traeva ispirazione da Schiller. Nel 1851 è scritturato dal teatro di Bergen, con la qualifica di direttore artistico. Qui avverrà la sua vera maturazione di autore drammatico. Vengono rappresentati La notte di San Giovanni, Il tumulo del guerriero, Donna Inger di Olstraat, Olaf Liljekrans, Il festino a Solhaug, tutti ispirati alle tradizioni popolari norvegesi. Tra il 1858 e il 1864 scrive I guerrieri a Helgoland, La commedia dell’amore, I pretendenti al trono.

Questa prima fase della sua produzione, tuttavia, lo delude al momento della rappresentazione in scena. Numerosi gli insuccessi che fanno maturare in lui la convinzione che occorre cambiare approccio.

L’inizio della drammaturgia moderna

Dopo l’insuccesso dei poemi drammatici, lo stesso Henrik Ibsen dichiara in una lettera che si dedicherà al “teatro fotografia”.  Si tratta di un teatro che restituisca sulla scena una rappresentazione veritiera della realtà, fino alla crudezza delle relazioni interpersonali dei suoi contemporanei, con particolare riguardo ai rapporti familiari. È l’inizio del dramma borghese. Quello che gli interessa è una drammaturgia di ambientazione contemporanea in cui l’attenzione sia rivolta al personaggio, allo scandaglio della sua psicologia e al suo rapporto con le convenzioni sociali.

La prima conseguenza è che nei suoi drammi l’azione diventa secondaria. Quello che importa è la reazione all’azione. La resa dei conti di personaggi che hanno sbagliato, magari nel passato, sacrificando le loro aspirazioni in nome delle buone convenienze, di scelte economicamente o personalmente vantaggiose. Di qui una rappresentazione della società borghese critica, amara e spesso polemica.

Casa di bambola e il teatro del salotto borghese

Il primo testo che rivela Henrik Ibsen ai contemporanei come un drammaturgo controcorrente e scomodo è Casa di bambola. Al centro del dramma la storia di una giovane moglie, Nora, sposata all’avvocato Torvald Helmer, che la coccola come una bambola. Custodisce però un segreto: per poter curare il marito malato ha falsificato la firma del padre e si è così garantita un prestito, ma non è riuscita a ripagarlo. La scoperta del suo errore dà avvio a un dramma familiare. Finalmente consapevole della farsa che è stato il suo matrimonio, Nora prende una decisione scandalosa e irrevocabile.

Testo celeberrimo e molto rappresentato, Casa di bambola fece scalpore e fu giudicato un manifesto del femminismo. In realtà, al di là di ogni polemica contingente, ciò che Nora con la sua scelta rappresenta è il distacco dalle convenzioni borghesi, indifferenti alle giustificazioni individuali e alle aspirazioni più sincere dell’animo umano.

Henrik Ibsen opere: i capolavori degli anni Ottanta

Dal 1879 Ibsen fornirà al teatro i suoi capolavori. Dopo Casa di bambola, che rese Ibsen una figura centrale del teatro europeo, scrive Spettri, il dramma che lo consacra a livello internazionale; e ancora Un nemico del popolo, L’anitra selvatica, Rosmersholm, La donna del mare, Hedda Gabler. Anche queste opere vanno nella direzione dello scandaglio dell’interiorità del personaggio a scapito dell’azione.

Il passato diventa l’elemento scatenante su cui i personaggi sono chiamati a confrontarsi e l’azione diventa sempre più inconsistente. Gli scambi dialogici servono a mettere in luce i drammi nascosti all’interno della psiche. Questo ci spiega perché accanto alla fama di autore naturalista e che si basa sulla ricostruzione perfetta dell’ambiente, matura anche la fama di autore capace di un’analisi psicologica che si apre anche al simbolismo.

Anche l’ultimo Ibsen va nella direzione di un superamento dell’azione e una concentrazione assoluta sulla figura del personaggio, che negli anni Novanta incarna la figura del capitalista, del self-made man. Proprio su questo modello si concentra la sua attenzione negli ultimi drammi: Il costruttore SolnessIl piccolo EyolfJohn Gabriel Borkmann e Quando noi morti ci destiamo.

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