Hare

Nel 1968 David Hare fonda insieme a T. Bicat il Portable Theatre, uno dei gruppi di teatro alternativo più attivi soprattutto nella promozione della nuova drammaturgia, che come suggeriva il nome doveva essere: facilmente trasportabile, adattabile a spazi quasi sempre diversi dal teatro (palestre, sale ecc.) e dunque pensata con scenari del tutto essenziali. Dall’esperienza del Portable Theatre, H. coltiva la prolifica collaborazione con H. Brenton, per il quale cura la regia di Le armi della felicità (Weapons of Happiness; National Theatre 1976) e con il quale scrive alcuni testi: Lay By (1971), testo a cui collabora anche D. Edgar, sulle origini della pornografia nella società capitalistica, costantemente presa di mira nei suoi lavori; England’s Ireland (1972), ancora una collaborazione a tre sul tema dell’imperialismo britannico; Brassneck (1973), dramma sulla corruzione del governo; Pravda (1985), in cui analizza la deformazione delle notizie da parte dei giornali.

Nel 1970 e ’71 David Hare è drammaturgo residente al Royal Court Theatre, ed è anche tra i membri fondatori della compagnia Joint Stock. Nei suoi lavori, da Slag (1970) a The Great Exhibition (1972), a Plenty e Liking Hitler (1978), David Hare costruisce un suo stile fondato su un tipo di approccio storico, teso a rintracciare l’origine di fenomeni quali corruzione e oppressione attraverso i fatti documentati. Alla fine degli anni ’60 David Hare comincia una lunga collaborazione con il National Theatre che, dalla fine degli anni ’70, produce molti dei suoi lavori (nel 1984 diviene regista associato); sempre per il National Theatre, sotto la direzione di D. Eyre, David Hare lavora su commissione per l’ampio spazio dell’Olivier Theatre. Nasce una trilogia politica: Diavoli da corsa (Racing Demon, 1990) sulla chiesa anglicana, Giudici mormoranti (Murmuring Judges, 1991) sull’apparato giuridico inglese, e In assenza di guerra (Absence of War, 1993), sui motivi della sconfitta del partito laburista alle elezioni del ’92. In reazione a questi lavori, nel 1995 David Hare dà avvio a una trilogia d’amore con il dramma Skylight (contrasto sentimentale e ideale tra i valori di un imprenditore e la sua amante), in cui l’azione si concentra in un’unica stanza.

Considerato uno dei pochi drammaturghi contemporanei in grado di rivolgersi a un vasto pubblico, David Hare dimostra la sua forza sul campo: tra il 1997 e il ’98 il suo lavoro impegna più di un palcoscenico, dal piccolo spazio dell’Almeida Theatre – in cui allestisce un revival del testo di Shaw Casa cuorinfranto – al West End londinese, dove viene messo in scena il suo Il punto di vista di Amy (Amy’s View); per tornare di nuovo all’Almeida, dove nella primavera 1998 debutta il suo lavoro più recente, Il bacio di Giuda (The Judas’s Kiss), in cui H. rielabora una sceneggiatura di Wilde; mentre a New York va in scena la sua versione dell’ Ivanov di Cechov.