Guglielminetti

Eugenio Guglielminetti si forma all’Accademia Albertina di belle arti di Torino, dove entra in contatto con la scuola pittorica di Felice Casorati. Esordisce in teatro nel 1946, con spettacoli a carattere sperimentale presso il circolo culturale `La giostra’ di Asti. La sua attività professionale ha inizio nel 1953, progettando le scene per l’ Antigone di Alfieri in collaborazione con il regista G. De Bosio, con il quale continuerà a sviluppare e ideare nuove forme sceniche per le tragedie di Alfieri. Ricordiamo anche, nelle sue produzioni per il Centro nazionale studi alfieriani di Asti, il Saul con la regia di F. Enriquez (1954). Influenzato dalle concezioni teoriche di scenografi tedeschi degli anni ’30 e dalle esperienze sceniche costruttiviste e dadaiste, Eugenio Guglielminetti usa lo spazio del palcoscenico con un estremo rigore di ritmi espressivi architettonici: prediligendo l’impianto fisso, interviene con strutture mobili-dinamiche e praticabili, sino a coinvolgere l’intera gabbia scenica. L’attività artistica d iEugenio Guglielminetti si divide tra la ricerca pittorica e la ricchissima produzione di scenografie e costumi per prosa, lirica, balletto e televisione.

Per il teatro di prosa citiamo l’ Elettra di Sofocle per la regia di E. Fenoglio (Teatro Olimpico di Vicenza, 1961), dove i bozzetti dei costumi, impreziositi da una ricerca fra cromatismo e materia (un mélange di carta, stoffa e tempera), costituiscono un esempio di qualità autonoma della pittura, e il Macbeth di Shakespeare con la regia di T. Buazzelli (Teatro San Babila, 1966). Elabora la messinscena televisiva per Le uova fatali di Bulgakov con la regia di Gregoretti, memorabile produzione del 1976. La sua evoluzione pittorica ha sempre influenzato le sue scelte scenografiche, come nell’ Italiana in Algeri di Rossini con la regia di U. Gregoretti (Torino, Teatro Regio 1969), dove allestisce il gioco della macchina scenica come fantasiosa invenzione, o nella Forza del destino di Verdi con la regia della Wallmann (Berlino, Deutsche Oper 1970). Anche nell’interessante progetto per il balletto La boutique fantasque di Respighi con la coreografia di L. Furno (Torino, Teatro Nuovo 1982) vi è l’influenza artistica del neodadaismo alla Tinguely, nell’assemblare materiali e forme inconsuete usate con fantasia ed estro creativo. G., un pittore a teatro, esterna la sua creatività mediante forme espressive pittoriche, con il timbro dei suoi colori quasi metafisici e la policromia astratta dei suoi collage per i bozzetti.