Gründgens

G., per le vicende della sua vita e, soprattutto, per la sua famosa interpretazione di Mefisto nel Faust , affascina un’intera generazione e ispira a Klaus Mann il personaggio centrale del suo romanzo Mefisto . Studia a Düsseldorf-Oberkassel ma a diciassette anni è già volontario sul fronte occidentale e nel 1917 fa parte di una compagnia teatrale di soldati a Saarlouis. Studia quindi recitazione a Düsseldorf sotto la direzione di L. Dumont e G. Lindemann e dal 1920 al 1921 ottiene la prima scrittura ad Halberstadt. Nel 1922 a Kiel interpreta per la prima volta il ruolo di Mefisto nel Faust di Goethe. Nel 1923 E. Ziegel lo chiama ai Kammerspiel di Amburgo, della cui compagnia fa parte sino al 1928, interpretando ben settantuno ruoli, spesso in spettacoli da lui stesso diretti come Leonce e Lena di Büchner nel 1925 e Risveglio di primavera di Wedekind nel 1926. Di K. Mann mette in scena Anja und Esther (1925) e Revue zu Vieren (1927); in entrambi, accanto a G., recitano P. Wedekind, Klaus e Erika Mann (che sposa nel 1926 e dalla quale divorzia due anni dopo). Nel 1928 viene chiamato da Reinhardt al Deutsches Theater di Berlino, e qui vi interpreta ruoli quali Ottfried nella prima rappresentazione assoluta di I criminali (Die Verbrecher) di Büchner, nel 1928, e Oreste nell’ Ifigenia in Tauride di Goethe nel 1930. In quel periodo G. ha successo anche come regista di commedie e interprete di cabaret e operette. A Berlino cura anche la regia di opere liriche: Le nozze di Figaro alla Kroll-Oper nel 1931 e, l’anno seguente, Così fan tutte di Mozart alla Staatsoper dove mette in scena anche Il cavaliere della rosa di Strauss. A partire dagli anni ’30 lavora anche come attore cinematografico con registi quali Fritz Lang (in M , nel ruolo di Scr&aulm;nker) e Max Ophüls (nel ruolo del Barone Eggersdorf in Liebelei ). Dirige anche alcuni film. Nel 1932, sempre a Berlino, si trasferisce al Teatro nazionale, dove ottiene un successo trionfale come Mefisto nella prima parte del Faust di Goethe, con la regia di Lothar Müthel, impressionando la critica del tempo per la demoniaca leggerezza con cui tocca un’infinità di corde diverse del personaggio, offrendone innumerevoli sfaccettature. L’anno dopo, con la regia di Lindemann, interpreta il ruolo anche nella seconda parte del Faust . Nel 1933 consegue un nuovo grande successo nel ruolo del dottor Jura in Das Konzert di Hermann Bahr, dove recita a fianco di E. Sonnemann, che diverrà moglie di Göring, presidente del Consiglio dei ministri e competente per il Teatro nazionale; questi affida a G., nel marzo del 1934, la direzione temporanea del Teatro nazionale e sei mesi dopo lo nomina intendente. Nel 1936 G. sposa l’attrice M. Hoppe da cui divorzia nel 1946. Nel 1937 ha le nomine di sovrintendente e attore nazionale. Al Teatro nazionale interpreta diversi ruoli shakespeariani ( Amleto , Giulio Cesare , Riccardo II ), il ruolo di protagonista in La congiura del Fiesco a Genova di Schiller e ancora Oreste nell’ Ifigenia in Tauride di Goethe. Cura anche numerose messe in scena in cui è anche attore, spesso a fianco di E. Sonnemann e M. Hoppe: di Lessing, la Minna von Barnhelm (1934) e l’ Emilia Galotti (1937), e poi ancora Shakespeare, il Faust in cui si ripropone come Mefisto e nel 1938 il Flauto magico di Mozart con l’orchestra diretta da Herbert Von Karaian. Come intendente evita sin dove possibile di far ricorso a politiche di partito e prende le distanze dalle opere di propaganda nazionalsocialista, convinto che la difesa e la cura del patrimonio classico della cultura europea sia compito principale di un teatro nazionale. Protegge gente di teatro `sposata con ebrei’ o `per metà ebrei’ e, a causa di ciò, dopo una detenzione di nove mesi, viene `denazificato’. Tra il 1946 e il 1947 lavora ancora al Deutsches Theater, poi torna a Düsseldorf dove nel 1948 assume la sovrintendenza dei teatri comunali con i settori opera, prosa, operetta e balletto. Qui, assieme ai classici, mette in scena anche numerosi contemporanei, per esempio Sartre con Le mosche , interpretato a fianco di M. Hoppe, e poi Eliot, con Riunione di famiglia e Cocktail party ; Il processo di Kafka nella versione teatrale di Gide nel 1950, e poi l’ Enrico IV di Pirandello e il Bacchus di Cocteau nel 1952. Nello stesso anno sottoscrive il Manifesto del Teatro di Düsseldorf contro l’interpretazione arbitraria dei classici; come lascia scritto nel suo saggio Verità del teatro «…la regia come forma di espressione teatrale non è nulla e non deve mai essere fine a se stessa, ma diretta a uno scopo. Regista è colui che, in modo naturale, mette in contatto il poeta con il pubblico». Nel 1955 si trasferisce ad Amburgo dove assume l’intendenza della Deutsches Schauspielhaus e si ripresenta nel ruolo favorito di Mefisto. La prima parte del suo Faust va in tournée all’estero e nel 1961 viene filmata. Nel 1963 muore durante un viaggio attorno al mondo.