Grüber

Dopo gli studi alla scuola di teatro di Stoccarda, nel 1964 si reca in Italia dove, per quattro anni, lavora come assistente alla regia e collabora con Strehler e Grassi al Piccolo Teatro di Milano. Nel 1967, a Friburgo, debutta nella regia con L’impresario delle Smirne di Goldoni e, nel 1968, rappresenta al Piccolo Teatro di Milano Il processo di Giovanna d’Arco a Rouen di Brecht e Seghers; nel 1969 dirige Off limits di Adamov, con la scenografia di Eduardo Arroyo col quale allestisce in seguito numerose opere. In quello stesso anno viene chiamato da Kurt Hübner al Teatro di Brema dove mette in scena con grande successo La tempesta . Qui cura anche regie per il teatro d’opera come quella del Wozzeck di Berg (1971) e del Giulio Cesare di H&aulm;ndel (1972) e dirige B. Minetti in L’ultimo nastro di Krapp di Beckett (1973). Realizza altre regie a Stoccarda, Düsseldorf, Francoforte e inizia a lavorare alla Schaubühne ad Hallesches Ufer, a Berlino ovest, dove si evidenzia pienamente il suo talento. La sua prima regia per questo teatro è Storie del bosco viennese di Horváth nel 1972. Il lavoro di G. può essere considerato l’opposto e a un tempo il completamento di quello di P. Stein. Tanto questo è razionale e costituisce la colonna portante della Schaubühne, quanto G. sembra improvvisare in modo apparentemente capriccioso, ma sempre ricco di invenzioni e illuminazioni inattese. La sua ricerca si sviluppa ai confini del teatro con un gruppo di collaboratori che continueranno a essergli vicini: i pittori Arroyo e Aillaud, il filosofo e drammaturgo Pautrat, l’assistente E. Hammer. Spesso preferisce lavorare su testi di poeti, come nel caso dell’ Empedocle di Hölderlin, che mette in scena nel 1975 con l’interpretazione di B. Ganz. Realizza spettacoli in luoghi che non sono quelli consueti del teatro: nel 1975, nella cappella Saint Louis a Parigi, il Faust Salpêtrière , da Goethe; nel 1977 a Berlino, Die Winterreise , dall’ Hyperion di Hölderlin, mito greco rianimato dal poeta romantico nello smisurato stadio olimpico costruito durante il nazismo; nel 1979 Rudi , da Brentano, nel novecentesco Hotel Esplanade. Non abbandona tuttavia la scena tradizionale e sempre a Berlino, alla Freie Volksbühne, dirige Sei personaggi in cerca d’autore (1981) e l’anno seguente un adattamento del Faust ridotto a tre personaggi, che fa molto discutere, con B. Minetti nel ruolo di protagonista. Nel 1984 torna al Piccolo Teatro di Milano dove dirige Nostalghia di F. Jung. Nello stesso anno è il primo regista tedesco a lavorare alla Comédie Française dove, con grande successo, dirige la Bérénice di Racine. Sempre a Parigi e in lingua francese realizza nel 1976, al teatro delle Bouffes du Nord, Le récit de la servante Zerline , da H. Broch, con J. Moreau e La morte di Danton di Büchner nell’ambito del festival d’Automne del 1989. Il rapporto col teatro francese si estende anche a regie realizzate a Berlino: L’Affaire de la Rue de Lourcine (1988) di Labiche, in una versione tanto ironica quanto onirica, e Splendid’s (1994) di Genet, entrambe alla Schaubühne. Da ricordare è anche il rapporto con l’opera di Wagner che G. ha affrontato tre volte: a Parigi nel 1976 con La Valchiria , a Firenze nel 1983 con il Tannh&aulm;user e ad Amsterdam nel 1990 con il Parsifal . Una delle sue messe in scena più recenti, Ifigenia in Tauride di Goethe, per la Schaubühne, è ancora la testimonianza di un teatro dove essere, fare e recitare, chiarezza e oscurità, si incontrano e si confondono.