Graziosi

Iniziata la carriera a sedici anni, Franco Graziosi debutta con Strehler nel 1953 in Un caso clinico di Buzzati. È poi Foletto, lacché del Conte di Bosco Nero (Carraro), nella Vedova scaltra di Goldoni e Trebonio nel Giulio Cesare di Shakespeare. Da questo momento partecipa a quasi tutti gli spettacoli del Piccolo, fino al ’58: da La sei giorni di D’Errico a La mascherata di Moravia, da Arlecchino e La trilogia della villeggiatura goldoniani al Giardino dei ciliegi , dove è Iaša. Seguono il primo Nost Milan (Pasqualino), L’opera da tre soldi (Smith), Coriolano (Tullio Aufidio), e finalmente interpreta l’aviatore Iang Sun nell’ Anima buona di Sezuan accanto a Paola Borboni, Valentina Fortunato e Marcello Moretti. È il 1958 e lascia il Piccolo, sposa Esperia Pieralisi, sorella di Virna Lisi, ed entra nel complesso diretto da L. Squarzina, dove insieme a un folto gruppo di attori, dalla Adani a Tofano, da Maria Fabbri a Parenti, a Zora Piazza, a Sanipoli, recita nel Benessere di Brusati e Mauri e in Romagnola di Squarzina. Scioltasi la compagnia per i disordini politici intervenuti alle recite di Romagnola , recita al Teatro Olimpico di Vicenza, poi alla Cometa di Roma diretta da D. Fabbri in Un uomo per tutte le stagioni di Bolt e in La ragione degli altri di Pirandello. Gassman gli offre il ruolo di Verri (applauditissimo) nel suo Questa sera si recita a soggetto (1962) . Da Gassman alla Proclemer-Albertazzi, in Agamennone di Alfieri e Come tu mi vuoi ancora di Pirandello, per due stagioni in Italia e in Russia (1967-68); poi ancora con Strehler nel gruppo Teatro e Azione, in Cantata di un mostro lusitano di Weiss, Nel fondo di Gor’kij, Referendum per l’assoluzione o la condanna di un criminale di guerra (Walter Reder) di R. Pallavicini e G.F. Venè; dal ’73 torna al Piccolo, dove lega il suo nome ai personaggi di Gilles de Rais ( Barbablù di Dursi, regia di L. Puggelli), Florindo ( Arlecchino, 1973) , Lopachin ( Il giardino dei ciliegi , 1974 e 1977), Togasso ( El nost Milan , 1979) e finalmente Mefistofele ( Faust I e II ) e Cotrone ( I giganti della montagna, 1993 ), dove la sua recitazione innervata e controllatissima, ma ricca di sottolineature ironiche e dissacranti, ha modo di risplendere e di far lievitare i bagliori del testo. Fra le ultime prove, la lunghissima maratona del ronconiano Pasticciaccio de via Merulana di Gadda (il commissario Ingravallo), Spettri di Ibsen, al Piccolo Eliseo, regista G. De Monticelli con R. Falk e Nostre ombre quotidiane di Noren, regia S. Sequi.