Ghelderode

G. è considerato una delle maggiori figure del teatro europeo e francofono da quando, attorno agli anni ’50, fu consacrato dalla giovane scena parigina. Decisamente influenzato dalla corrente espressionista tedesca, G. è autore di un teatro sensibile alla materia religiosa, affrontata, però, con taglio polemico e grottesco: nella sua scrittura toni demoniaci e istintivi si succedono a lirismi e suggestioni misteriosamente enigmatiche. Dopo essersi dedicato alla narrativa, G. iniziò a scrivere per il teatro seguendo quello che nei primi anni del Novecento era chiamato `Theatre impressif’: di quest’epoca sono: La mort regarde à la fenêtre (1918), Le repas des fauves (1919) e Escurial (1927). Incoraggiato da Crommelynk e dal critico belga Camille Poupeye, G. scrisse La mort du Docteur Faust (1924-25, pubblicato nel 1926), opera che lo fece conoscere all’estero (fu presentata a Parigi al Teatro Art et action e a Roma, agli Indipendenti di Bragaglia, nel 1928) e in patria, dove, dal 1926 al 1930, instaurò una proficua collaborazione con il regista Johan de Meester. Dopo la guerra e la riscoperta francese avvenuta grazie alla compagnia Le myrmidon di Catherine Toth e André Reybaz, G. continua a scrivere molti lavori, tra cui si ricordano Hop Signor (1947), Marie la misérable (1952), La ballata del gran macabro e La scuola dei buffoni (1953), I ciechi (1956).