Gazzolo

Figlio d’arte, il padre era Lauro Gazzolo, Virginio Gazzolo abbandona gli studi universitari di medicina e debutta con la regia di De Bosio ne Il più gran ladro della città di Dalton Trumbo (1960). Poco dopo è al Teatro Centouno, una delle prime cantine romane di teatro sperimentale con A. Calenda e S. Sequi impegnato in testi contemporanei: Arrabal, Beckett, Pinter, Vian, con la collaborazione del Gruppo 63. Fa parte anche della Comunità teatrale dell’Emilia Romagna – una delle prime cooperative teatrali autogestite – lavorando con G. Cobelli e R. Guicciardini. Importante la sua interpretazione ne L’histoire du soldat per il Maggio fiorentino con Sequi. Segue, dal 1980, una assidua collaborazione con il Centro teatrale bresciano: tra i dieci spettacoli a cui prende parte spiccano alcune tragedie, il Kean diretto da Aldo Trionfo e Isadora Duncan con C. Fracci. Negli anni ’90 è ritornato ad affrontare allestimenti meno scontati: è protagonista di Aspettando Godot e Finale di partita con la regia di F. Tiezzi. Seguono due lavori con Missiroli: Capitan Ulisse di A. Savinio che gli valse il premio Idi ’91 come migliore attore (che ha vinto anche nel ’97) e Broken Glass di Miller. Ha recitato inoltre con N. Garella, M. Mezzadri, W. Pagliaro, con una predilezione per le opere contemporanee. Allestisce anche letture drammaturgiche di poesie. Ha lavorato nel doppiaggio: è la leggendaria voce del vecchietto dei film western.