Galsworthy

Premio Nobel per la letteratura nel 1932, si colloca tra gli autori di tendenza naturalistica. Debutta nel 1906 con La scatola d’argento (The Silver Box) affermando subito uno stile oggettivo teso ad evitare inclinazioni o tendenze di sorta e a proporre una riflessione sulle ingiustizie della società e sui sistemi lavorativo e carcerario, senza tuttavia attaccare o negare le istituzioni (atteggiamento che sarà invece tipico del filone teatrale degli anni ’70). Con l’attenta strutturazione dell’azione drammatica, piuttosto che attraverso una eccessiva caratterizzazione, scegliendo un tema specifico supportato da adeguata documentazione, G. ottiene la risposta morale desiderata con Lotta (Strife, 1909), e nel caso di Giustizia (Justice, 1910) un impatto pubblico diretto. Il dramma infatti non solo catalizzò l’interesse pubblico attraverso la stampa, ma spinse le autorità a teatro (il Ministro degli Interni W. Churchill, il Primo Ministro Asquith) sollecitandole a varare alcune modifiche legislative nel sistema carcerario. G. porta nella stanza del teatro borghese, da protagonisti, i rappresentanti della classe operaia e popolare, ideando un linguaggio ad essi adatto, allo stesso tempo differenziato e articolato, per una denuncia delle ingiustizie del sistema sociale, come ne Il primogenito (The Eldest Son, 1912), o del conflitto tra i sessi, come in Lealtà (Loyalties, 1922).