Galavotti

Interprete icastico, carico di sgomenti e reticenze, con la voce perentoria, ricca di risonanze baritonali, Gianni Galavotti ha portato sulle scene decine di personaggi grotteschi e caricaturali. Lo si ricorda soprattutto con lo Stabile di Genova ne I rusteghi di Goldoni, in uno straordinario signor Canciano (1969-71); in Spettri di Ibsen nelle vesti di Engstrand (1972); in un istrionico Malagna in Il fu Mattia Pascal di Pirandello (1975). Ma la sua pienezza di attore la si scopre nel Minetti di Thomas Bernhard, dove con lo Stabile di Bolzano e la regia di Marco Bernardi (1984) rivela una temeraria autobiografia, integrandosi in assoluto nel personaggio. Negli anni ’50 e ’60 ha interpretato parti in sceneggiati televisivi, come il maggiordomo di casa Epancin in L’idiota di Dostoevskij facendo parte della compagnia Proclemer-Albertazzi in ruoli sempre importanti e resi con finezza interpretativa. La sua lunga carriera artistica si conclude allo Stabile di Bolzano, dove interpreta parti non prive di caratterialità: Arlecchino educato nell’amore di Marivaux (1988), Il barbiere di Siviglia di Beaumarchais (1989), La rigenerazione di Svevo, Le smanie della rivoluzione di Siro Ferrone (1990), tutte con la regia di M. Bernardi.