funambolismo

Il termine funambolismo deriva dal latino ‘funis ambulare’, cioè camminare sulle funi. Nel ‘900 è in realtà sottostimata rispetto ai due secoli precedenti che avevano visto artisti del calibro di Madame Saqui e Blondin suscitare un vasto interesse. La prima si esibiva nel celebre Theatre de Funamboles e il secondo effettuò memorabili traversate a grande altezza (fra le quali quella delle cascate Niagara). Nel nostro secolo il f. viene praticato comunque in circhi, teatri di varietà e manifestazioni all’aperto ed esprime tre principali tipologie: il `filferrista’, specializzato in evoluzioni su funi assai tese e sistemate a un’altezza dai due ai cinque metri; il funambolo a grande altezza, dedito a pericolose figure composte da più persone e a grandi traversate all’aperto; l’artista al filo mollo, che esegue evoluzioni su di una fune non del tutto tesa ma oscillante a un’altezza di solito inferiore ai tre metri, spesso in chiave comica. Nel `filferrismo’ d’inizio secolo si distinguono artisti poliedrici come i Reverhos, capaci di eseguire sulla fune esercizi di verticalismo e giocoleria con memorabile grazia, ma è soprattutto l’australiano Con Colleano negli anni ’20 e ’30 ad apportare alla disciplina nuove tecniche e nuovo approccio creativo con uno stile basato sull’eleganza e la velocità. Nonostante il buon livello raggiunto da alcuni artisti degli anni ’90 – tra i quali Joseph Bouglione – dopo Colleano la disciplina non ha conosciuto notevoli variazioni, salvo per la versione femminile della ballerina sul filo, tutta grazia ed eleganza, anziché ritmo e temperamento. Interessante lo sviluppo avuto invece dal funambolismo a grande altezza, passato dalle spericolate piramidi delle grandi troupe degli anni ’50, soprattutto i Wallenda, al genere misto delle troupe sudamericane degli anni ’90, come i Quiros, le quali, ad altezze considerevoli, eseguono anche passaggi normalmente riservati ai `filferristi’. Rimarchevole infine la creatività delle grandi troupe russe che, nel rispetto della tradizione estetica del loro Paese, presentano vere e proprie pantomime aeree a volte anche troppo sofisticate (Troupe Abakarowa, Aishada e soprattutto Valjanski con La leggenda di Prometeo). La specialità del filo mollo resta frequentata soprattutto da giocolieri e da artisti orientali, i quali riescono ad apportare notevoli migliorie sul piano del virtuosismo tecnico. Nonostante l’età d’oro del funambolismo sia da collocare fra Settecento e Ottocento, anche nel nostro secolo intellettuali e uomini di cultura vi si appassionano. Fra questi Jean Genet, autore fra l’altro di Le funambule, dedicato a un suo amante algerino votato a tale disciplina.