Fortunato

Valentina Fortunato debutta nel 1948 al Quirino di Roma come Olivia nella Dodicesima notte di Shakespeare, con la compagnia di F. Piccoli (poi divenuta Stabile di Bolzano); dal 1952, al Piccolo Teatro di Genova, recita Goldoni, Gor’kij, Mauriac ed è la Celestina di de Rojas. Quest’ultima interpretazione fa sì che l’anno successivo venga scritturata al Piccolo di Milano, dove diventerà primattrice; dopo La famiglia dell’antiquario , Piccoli borghesi e Il fuoco sulla terra , è Giacinta nella Trilogia della villeggiatura di Goldoni (1954), Varja nel Giardino dei ciliegi di Cechov e Martirio ne La casa di Bernarda Alba di García Lorca (entrambi del 1955), e viene diretta da Strehler in L’anima buona di Sezuan (1958). La dirigono inoltre O. Costa e V. Puecher. I primi successi televisivi arrivano con gli sceneggiati (non farà mai cinema e «senza rimpianto», nonostante l’invito di Pontecorvo per Kapò); partecipa a tournée all’estero (in Sudamerica con Benassi) e a grandi spettacoli all’aperto, tra cui Saul di Alfieri, Tartufo di Molière e Casa di bambola di Ibsen. Negli anni ’60, sposato l’attore S. Fantoni, è diretta da Ronconi e Visconti (tra i titoli: I lunatici , 1966; La monaca di Monza , 1967) e poi si unisce alla Compagnia degli Associati (con Fantoni, Garrani, Vannucchi, Sbragia), portando in scena Don Carlos e Strano interludio , con la regia di G. Sbragia. Gli anni ’80 vedono il ritorno al Piccolo Teatro nel Temporale di Strindberg con la regia di Strehler e in Spettri di Ibsen, in cui F. è diretta sia da Lavia sia da Branciaroli. Una recente tournée in Canada l’ha vista in grandi ruoli femminili. Attrice di grande intensità e riservatezza, ha fatto della timidezza e della pigrizia che la contraddistinguono (per sua stessa ammissione) motivo di orgoglio e insieme costante miglioramento della propria arte.