Folco

Nipote dello scenografo Brunelleschi, attivo in Francia, Folco Lazzeroni Brunelleschi lo raggiunge a Parigi nel 1938 per essere introdotto nel mondo della pittura, ma finisce per frequentare soprattutto il teatro. Approfitta del rientro in Italia a causa della guerra per studiare legge all’università di Firenze. Inizia l’attività professionale realizzando i costumi per Wanda Osiris nello spettacolo L’isola delle sirene (1946) e diventa ben presto il costumista più ricercato del teatro di rivista. Per la Osiris concepisce le famose crinoline che diventano via via più ampie e fastose negli allestimenti di Si stava meglio domani (1948), Al Grand Hotel (1948), Galanteria (1951), Made in Italy (1953), Okay fortuna! (1956), I fuoriserie (1958). In Sogni di una notte di quest’estate (1949) le cuce addosso un abito di lamé nero che la esalta nel numero della Luna d’oriente , mentre per il solo vestito con cui chiude Festival (1954) spende l’astronomica cifra di 600.000 lire. Viene chiamato a realizzare i costumi di tutte le primarie compagnie di rivista; Remigio Paone gli commissiona quelli di Quo vadis? (1950), Il terrone corre sul filo (1955) e A prescindere… (1957), per Dapporto crea gli abiti di Buon appetito (1949) e di Snob (1950), per la compagnia di Taranto gli estrosi abbigliamenti di Nuvole (1948) e di Appuntamento in palcoscenico (1950), con Walter Chiari collabora a Gildo (1950), Tutto fa Broadway (1952) e Oh quante belle figlie Madama Dorè (1955) e con Macario a L’uomo si conquista la domenica (1955). Sulla scena veste le soubrette più ammirate come Elena Giusti in Buondì zia Margherita (1949), Lauretta Masiero in Baracca e burattini (1953), Isa Barzizza in Valentina (1955), Valeria Fabrizi in Una storia in blue-jeans (1959), trovando per ciascuna la giusta nota capace di valorizzarla.

I suoi costumi seguono sempre un’idea di teatralità molto forte e vengono concepiti in stretta correlazione con la scenografia e le coreografie dei numeri collettivi. Spesso sono eccessivi e iperbolici ma comunque eleganti e funzionali ai personaggi e alla finzione scenica. Sovrabbondano fino all’esagerazione in lustrini e piume ma si arricchiscono a seconda delle esigenze di materiali tra i più vari come la paglia e la plastica, la gomma e il metallo. In uno spettacolo a Las Vegas utilizza addirittura i grembiali in maglia d’acciaio indossati dai macellai. Per questa rara capacità di esaltare il corpo femminile sulla scena, il celebre Lido di Parigi lo chiama a prendere il posto di Erté nella realizzazione dei costumi per i propri spettacoli più importanti come Désirs (1954), Voulez-vous? (1956), C’est magnifique (1957) e Una noche en el Lido de Paris (1956), allestimento prodotto per la tournée in America Latina. Anche la televisione gli affida la creazione di costumi, prima per trasmissioni di prosa come Il gabbiano (1957), di lirica come Bohème (1954) e di sceneggati a puntate come Il Romanzo di un giovane povero (1957) e successivamente per tutti i più popolari varietà del sabato sera. A partire da Giardino d’inverno (1961), dove firma l’abbigliamento delle Bluebell, sono suoi i costumi delle varie edizioni di Studio Uno (1961-1967) durante le quali veste tanto le gemelle Kessler che Mina. Realizza anche tutti gli abiti degli otto episodi del ciclo della Biblioteca di Studio Uno (1964). In tempi più recenti crea gli abiti di scena per moltissimi spettacoli dei music-hall di Las Vegas e quelli della commedia musicale Se il tempo fosse un gambero (1987) per la compagnia Garinei e Giovanini.