La farsa è una forma drammatica di solito breve, a contenuto comico burlesco, di tono popolare. Dal latino farcire e con riferimento alle primitive forme ludiche, in particolare le fabulae atellanae, del teatro romano. Al tardo medioevo francese appartiene l’elaborazione di questa forma drammatica laica che si caratterizza come irruzione profana e goliardica all’interno dell’orizzonte sacro dei Misteri e delle Moralità. Espressione di una drammaturgia festiva legata alle celebrazioni del nascente ceto borghese, la farsa sia in Francia sia in Germania sviluppa secondo una prospettiva parodistica in un breve scenario la situazione di figure tipizzate appartenenti all’universo mercantile e commerciale. Tra le più note La farce de maître Pàthelin e La farsa di Carnevale leggiadra . Rimasta viva nella pratica scenica della goliardia accademica del Quattrocento (la parodia d’ambiente accademico pavese nota come Ianus sacerdos ) e nel Cinquecento, nella sperimentazione dialettale comica colta e popolare (le farse piemontesi dell’astigiano Alione, le ‘farse cavaiole’ del napoletano Caracciolo, le farse dei senesi della Congrega dei Rozzi, del padovano Ruzante e i lazzi farseschi della Commedia dell’Arte), la tradizione della farsa arriva fino a Molière – che esordisce a corte nel 1658 con la farsa Il dottore amoroso – e al vaudeville ottocentesco.
La farsa è la più diretta eredità della commedia dell’arte e sopravvive fino all’immediato dopoguerra nelle compagnie girovaghe specializzate (volgarmente note come ‘guitti’) che si distinguono per la recitazione enfatica o nei piccoli circhi, in cui gli artisti concludevano lo spettacolo con la ‘farsa finale’, attinta da un repertorio antichissimo e variata quotidianamente per attirare maggiore pubblico. I canovacci delle farse erano generalmente adattamenti di libretti d’opera o della letteratura teatrale, quando non materiale della commedia dell’arte contaminatosi nei secoli con tradizioni popolari successive, come ad esempio quella napoletana, dove l’influenza di artisti come Petito genera il talento di Viviani, Scarpetta e dei De Filippo. Il repertorio proprio della farsa sopravvive nelle compagnie di burattinai mentre l’unico circo che ancora oggi le rappresenti è l’Arena di Valerio Colombaioni, attiva nel Lazio. Efficaci testimonianze delle compagnie di f. si hanno nelle memorie di Petrolini o nella ricostruzione del teatro dei guitti data da Eduardo nel proprio film Fortunella (1958). Come riferimento di genere comico e popolare è entrata anche nel linguaggio delle avanguardie novecentesche, indicando uno stile più che una formula di genere; in questo senso, farsesco è il teatro di Dario Fo, o figure come quella di Totò che sono assunte, insieme al teatro di varietà e al teatro comico popolare, come elementi di contaminazione del lavoro di Leo de Berardinis.