Ek

Fedele ai due grandi amori della sua vita – la danza e il teatro -, ma forse anche a un’idea dell’essere artista che presuppone ciclici cambiamenti di prospettive, di metodi, e un’inesauribile curiosità, Ek Mats è uno dei coreografi più importanti e influenti della sua generazione nell’ambito della danza narrativa . Figlio d’arte, secondogenito della celebre coreografa Birgit Cullberg e di Andreas Ek, noto attore svedese, si accosta alla danza moderna e in particolare alla tecnica Graham, grazie all’insegnamento di Donya Feuer, maestra all’Accademia di danza di Stoccolma. A diciassette anni forma, assieme al fratello Niklas, una piccola compagnia che interpreta i balletti della Cullberg nei parchi di Stoccolma, e al termine degli studi superiori, che compie alla scuola popolare di Marieborg nei pressi della città di Norrköping, si cimenta in una pièce del teatro nô, Kagekyio , che nel 1966 riesce a portare in scena al Teatro delle Marionette di Stoccolma. È l’inizio di un coinvolgimento nell’attività teatrale che non verrà mai meno. A un secondo allestimento – un Woyzeck di Büchner a cui partecipa il fratello Niklas nel ruolo del protagonista (ancora per il Teatro delle Marionette) – e alla realizzazione delle scene d’azione di Troilo e Cressida e del Coriolano , fa seguito, nel 1969, la sua assunzione come assistente regista e coreografo al `Dramaten’, il Teatro reale di Stoccolma. Il primo successo personale arriva con la messa in scena di Karlson sul tetto di Astrid Lindgren, romanziera svedese celebre per i suoi libri per ragazzi (come Pippi calzelunghe ). Quindi mette in scena l’ Andromaca di Racine, Il testamento di Tolstoj di Arne Tørnqvist e Romeo e Giulietta di Shakespeare, ma accetta anche l’ingaggio come assistente regista di un nuovo Woyzeck diretto da Ingmar Bergman.

Tra i suoi successivi allestimenti (Sogno di una notte di mezza estate per il Conservatorio svedese di arte drammatica, Una notte di febbraio di S. Goethens per il Teatro di Norrköping, L’ombra di Hjalmar Bergman per la televisione svedese) spiccano due regie d’opera: L’uccello di Sven-Erick Baecks e Paride ed Elena di Gluck. Nel 1973, all’età di ventisette anni, decide di abbandonare la brillante carriera già avviata in teatro per dedicarsi a tempo pieno alla danza. Non si tratta di un ritorno repentino, ma di un graduale riaccostamento all’esercizio fisico quotidiano (accelerato dall’entusiastica partecipazione alle prove di uno dei tanti riallestimenti di West Side Story di Jerome Robbins) che gli consentirà, dapprima, di entrare nelle file del Cullberg Ballet, e quindi di interpretare, da protagonista, alcune coreografie della compagnia di allora, tutte opere della madre Birgit: Adamo ed Eva , Euridice è morta e Sul limitare del bosco . Versatile e curioso, collabora per una stagione (1974-75) con l’Opera di Düsseldorf e stabilisce contatti, in seguito continuamente rinnovati, con il Nederlands Dans Theater. Nel 1976 firma la sua prima coreografia per il Cullberg Ballet, L’attendente (musica di Bartók), ritornando per la terza volta, con successo, al tema del Woyzeck . Nello stesso anno firma San Giorgio e il drago , in cui interpreta la parte del protagonista e crea per la madre Birgit un travolgente assolo di `madre primitiva’ che inserisce nel balletto Soweto (1979): il racconto, a tinte forti, di un tumulto razziale nella disperata periferia di Johannesburg in Sudafrica. In Bernarda Alba (1978), tratto dal celebre dramma di García Lorca, trasforma il conflitto sociale del precedente balletto in conflitto familiare e di sentimenti individuali e di entrambe le problematiche si avvale, nel 1982, per allestire la sua toccante versione moderna di Giselle. Questo classico del repertorio romantico è il primo di una serie di rivisitazioni ottocentesche ( Il lago dei cigni , 1987; Carmen, 1992 e La bella addormentata , allestita nel 1996, prima per il Balletto di Amburgo e poi per il Cullberg Ballet, a cui si unisce l’idea di un Don Chisciotte) che gli valgono il successo internazionale e l’invito delle maggiori compagnie classiche tradizionali, oltre alla meritata fama di coreografo-drammaturgo, in grado cioè di rivisitare i libretti ottocenteschi e di trasformarli in racconti attuali, ambientati per lo più nel nostro secolo e con forti motivazioni etiche, sociali e psicologiche, ma senza intervenire, se non con rapidi ritocchi, sulle partiture musicali originali.

È indicativo il fatto che a queste rivisitazioni (affiancate, nel 1984, da una non riuscita versione nipponica della Sagra della primavera di Stravinskij), E. abbia messo mano, sia durante gli anni della codirezione artistica del Cullberg Ballet (1980-85), accanto alla madre, che durante il periodo in cui diventa coreografo unico e direttore artistico (1985-1993) della compagnia e persino oltre, quando torna ad essere un free-lance (lasciando orfano il Cullberg Ballet, che tuttavia mantiene in repertorio gran parte delle sue creazioni ed è depositario del suo stile di danza accademico-moderno). Oltre ai classici, il suo repertorio include, tra l’altro,The Park e Grass (1987), As Antigone (1988), Old Children (1989), Pointless Pastures (1992), She Was Black e lo straordinario duetto Smoke (musica Arvo P&aulm;rt), creato per Sylvie Guillem e Niklas Ek, anche in versione video (1995), e ancora Solo for Two e Sort of (1997) allestito per il Nederlands Dans Theater. Di nuovo interessato al teatro, allestisce, come regista-drammaturgo, i suoi stessi testi ( On Malta del 1996, una pièce liberamente tratta da Christopher Marlowe, e Giovanna d’Arco del ’97) in cui spesso la parola, riservata agli attori, e la danza, interpretata da ballerini a lui fedelissimi, come la moglie-musa, Ana Laguna, o il fratello Niklas, coabitano. Segno distintivo delle sue coreografie dal segno robusto, solido e naïf (come tutte le scenografie dei suoi balletti anche firmate dalla sorella pittrice, Karin Ek) è che l’essere umano vi emerge simultaneamente a tre livelli: terrestre, extra-terrestre e spirituale, in un vortice di danza espressiva, portatrice di messaggi poetici e ironici, spesso, ma senza retorica, anche umanitari.