Düsseldorfer Schauspielhaus

La storia di questa istituzione comincia nel XIX secolo con Immermann, Grabbe, Dumont e Lindemann, ma è nel nostro secolo che si collocano gli avvenimenti più importanti. Dal 1933 al ’45 è uno dei grandi palcoscenici che ospitano le infauste rappresentazioni-glorificazioni del regime nazista; successivamente la sua evoluzione coincide con quella dei suoi direttori. W. Langhoff è l’uomo della rinascita (1946-47) insieme al leggendario G. Gründgens, che fino al 1955 costituisce un esempio per tutti i direttori e attori. Poi inizia l’era di K.H. Stroux (1955-72), che forgia un’intera generazione di attori e guida il teatro a partire da Wilder, O’Neill, Miller, Giraudoux, e specialmente da Beckett e Ionesco. Dal 1972 al ’76 è la volta di Ulrich Brecht, che per primo pone l’esigenza di una nuova consapevolezza teatrale; Beelitz, in carica fino al 1986, dopo gli iniziali problemi porta la compagnia a una notorietà mondiale. Volker Canaris, direttore artistico dal 1986, persegue l’apertura totale del teatro, invitando alla stretta cooperazione registi dai maggiori Paesi esteri e innescando così una fitta rete di contaminazioni di grande efficacia. Il D.S. fa farte dell’Unione dei Teatri d’Europa.