Duras

Donadieu; Saigon 1914 – Parigi 1996), scrittrice e autrice drammatica francese. Nasce in Indocina da una famiglia di insegnanti. L’infanzia e l’adolescenza vissute in Asia segneranno indelebilmente la sua produzione letteraria, costituendo una riserva tematica e di suggestioni quasi inesauribile. Autrice di romanzi – l’attività di scrittura in prosa resterà una costante nella sua carriera – si è tuttavia dedicata ad altre forme d’espressione, come il cinema e il teatro: nel tentativo di scardinare forma e funzione del romanzo tradizionale, D. individua nel cinema e nel teatro due forme estreme di `scrittura’, il cui linguaggio, fatto di immagini e dunque polisemico, consente di tradurre la natura caotica dell’esistenza. Dal 1959, data del film Hiroshima mon amour , premiato a Cannes, D. firmerà parecchi film ( Détruire dit-elle , 1969; India Song , 1975; BaxterVera Baxter , 1977; Le camion , 1977); molteplici saranno inoltre gli adattamenti cinematografici di suoi romanzi. A questa fase di `sfiducia’ nei confronti del romanzo appartengono anche i suoi maggiori esiti teatrali: Le square è del 1956, mentre nel 1965 viene rappresentato Des journées entières dans les arbres cui seguirà, nello stesso anno, Les eaux et les forêts e nel 1967 Susanne Andler , Yes, peût être , Le Shaga , Un homme est venu me voir. Tra i numerosi registi che hanno messo in scena i suoi lavori troviamo P. Brook, J.-L. Barrault e C. Régy. La sua opera teatrale partecipa del processo di destrutturazione del linguaggio che ha investito progressivamente la sua scrittura, per evolvere verso sequenze testuali minime, dalle cadenze aforistiche, intessute di silenzi carichi di tensione. In questo quadro minimalista si muovono i suoi personaggi, echi più o meno ravvicinati delle figure che si agitano nei romanzi, voci dolenti immerse, se non nel silenzio della pagina, in quello della scena. Il continuo oscillare della D. tra cinema, teatro, romanzo (ma anche radio e televisione) mette in luce l’evoluzione di una scrittrice che ha sempre giocato con i limiti imposti dal `genere’, superandoli. In tal senso, D. può essere considerata fra gli autori più significativi della scena francese, caratterizzata da una continua `mésaillance’ tra le varie forme espressive.