Di Giacomo

Sorretto da un gusto verista incline al sentimentalismo, sensibile alla bellezza della tragedia strappalacrime, Di G. ha incarnato la quintessenza della `napoletanità’ nei romanzi, nelle novelle, nelle poesie, nelle canzonette, negli stessi studi storici sul Settecento. Non da meno sono le sue opere per il teatro, che peraltro seppero costantemente andare incontro alla domanda locale di tinte forti e passioni al calor bianco. Il primo testo è Malavita (1889), a cui fanno seguito ‘O mese mariano (1897), il fortunatissimo Assunta Spina (1909) – divenuto ben presto uno dei cavalli di battaglia di molte attrici veriste – e ‘O voto (riproposta dialettale di Malavita ), scritto con la collaborazione di G. Cognetti, di cui si ricorda l’allestimento – curato da V. Puecher con P. Maggio e canzoni originali di Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò – avvenuto al Teatro San Ferdinando di Napoli nel 1980. Sostenuti più dalle note di colore e dal richiamo folkloristico che da una reale forza di analisi del tessuto sociale, i drammi di Di G. rimangono espressione di una moda circoscritta alla temperatura mentale del suo tempo e hanno avuto sporadiche riprese nel corso del secolo.