De Francovich

Dopo il debutto accanto a V. Gassman in Ornifle di Anouilh (1957), Massimo De Francovich lavora con la Compagnia dei Giovani in Il diario di Anna Frank (1956-57), Sei personaggi in cerca d’autore (1963) e Le morbinose (1960), tutti con la regia di G. De Lullo. L’anno dopo è Orazio nell’ Amleto di F. Zeffirelli. Nel 1969 vive una stagione intensissima: dall’ Ivanov di Cechov con la regia di O. Costa al Piccolo Eyolf di Ibsen, da L’avventura di Maria di Svevo a Diana e la Tuda di Pirandello con A. Foà. L’incontro con Svevo è fondamentale nella sua carriera. Infatti nei primi anni ’70 lavora sugli atti unici dell’autore triestino realizzando La penna d’oro e Il matrimonio secondo Svevo . Nel 1979 mette in scena e interpreta Esuli di Joyce ed è protagonista di Ipazia e il messaggero di M. Luzi con la regia di Costa. Nel ’90 inizia la sua intensa stagione ronconiana: da Strano interludio di O’Neill che gli vale il premio Curcio (1990) a L’uomo difficile di Hofmannsthal (1991). Nel 1990 per lo stesso Ronconi interpreta anche il ruolo del Criticone nel mega allestimento al Lingotto de Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus. Nel ’91 rielabora il suo monologo su materiale sveviano e lo rappresenta per il Teatro stabile di Trieste con il titolo Caro Bon Bon (regia di M. Sciaccaluga). Nel ’92 partecipa a La riunione di famiglia di Eliot, regia di Giorgio Marini. Seguono Re Lear , Questa sera si recita a soggetto al teatro di Roma e I fratelli Karamazov. Forte di un viso espressivo e di un’eloquenza imperiosa, De F. vive con Ronconi i suoi anni d’oro e trova nel primo Novecento la sua zona privilegiata d’azione.