De Filippo

Peppino De Filippo debutta a sei anni, al Teatro Valle di Roma, con una commedia di Di Napoli Vita, messa in scena da E. Scarpetta con la Compagnia dialettale napoletana; nel 1909 è Peppiniello in Miseria e nobiltà . Inizia la sua attività lavorando con V. Scarpetta insieme a Eduardo e Titina, con i quali formerà un lungo sodalizio, interrotto soltanto nel 1945, quando si porrà a capo di una propria compagnia. Inizia la sua attività di drammaturgo nel 1931, quando rappresenta al Teatro Nuovo di Napoli Don Raffaele il trombone , commedia in un atto, di tono farsesco. La scelta di Peppino si orienta verso un genere che appartiene alla grande tradizione napoletana, ma che lui riuscirà a portare agli onori dell’altare. Le sue esperienze di attore, pur formatesi nell’ambito del teatro scarpettiano e di Eduardo, si orientarono anche verso altri autori. Di Pirandello interpretò: Liolà , L’uomo, la bestia e la virtù, La patente, Amicissimi ; di Bracco: Un’avventura di viaggio , Non fare ad altri ; di Plauto: Aulularia ; di Molière: L’avaro, la cui interpretazione rimase memorabile; di Machiavelli: La mandragola . Portò in scena anche De Stefani, Falcone, Giannini, Terron, e soprattutto Curcio. Non rimase mai schiacciato dalla personalità di Eduardo; del resto erano due attori e due autori completamente diversi, simili soltanto nella mancanza di artificio, attenti nella costruzione dei personaggi, nello studio degli effetti. Anche se le sue scelte deliberatamente e consapevolmente furono orientate verso la farsa, sapeva quanto difficile fosse recitarla degnamente. Cupido scherza… e spazza è una farsa in un atto, che andò in scena al Kursaal di Napoli nel 1931, dove portò in scena, nello stesso anno, Una persona fidata , ormai col sottotitolo `farsa’, di cui egli andava fiero. Seguirono: Area paesana (1931); Quale onore (1931); Amori… e balestre (1932); La lettera di mamma (1933), certamente una delle più fortunate farse di Peppino, rimasta a Roma; in cartellone per ben quattro mesi. L’attività di scrittore fu senza sosta; scrisse ancora: I brutti amano di più (1934); Un povero ragazzo (1936); Non è vero… ma ci credo! (1942), di una comicità senza pari. Del 1947 è Quel bandito sono io , che ebbe oltre tre mesi di repliche all’Olimpia di Milano. Nel 1948 vanno in scena al Teatro Valle di Roma, L’ospite gradito e al Teatro Mercadante di Napoli, Quel piccolo campo. Nello stesso teatro, debuttano l’anno successivo: Per me come se fosse e Gennarino ha fatto il voto. Dopo alcuni anni di silenzio, riprende la sua attività con Pranziamo insieme (1952) e Le metamorfosi di un suonatore ambulante (1954). Ha scritto anche molte poesie, raccolte in due volumi; così come in due volumi è stato raccolto il suo teatro. Intensa è stata l’attività televisiva, noto il suo Pappagone, ma soprattutto quella cinematografica insieme a Totò (interpretò oltre cento film). Ha scritto anche in collaborazione con Titina: Quaranta… ma non li dimostra (1932); … Ma c’è papà (1935); con Curcio scrisse: Casanova farebbe così . Ha lasciato delle commedie ancora non rappresentate. Ha compiuto diverse tournée all’estero; ha partecipato nel 1963 al Théâtre des Nations di Parigi, mentre, l’anno successivo, viene invitato a Londra alle celebrazioni per il quarto centenario della nascita di Shakespeare, dove recita Le metamorfosi di un suonatore ambulante .