De Bosio

Gianfranco De Bosio inizia la sua attività a Padova, al teatro universitario. Nel 1949 riesce ad aprire un locale, Il Ruzante, dove realizza i suoi primi esperimenti di regista con un vasto repertorio che va da Eschilo a Calderón, da Goldoni a Ruzante, da Pirandello a Brecht. B. Brunelli lo aveva introdotto al mondo di Ruzante, ma determinante è la conoscenza e la collaborazione con L. Zorzi. Nel 1950 rappresenta per la prima volta La Moscheta, nel dialetto originale, con G. Bosetti (scene di M. Scandella, testo critico di L. Zorzi); nel 1956 la ripresenta al festival di Venezia con C. Baseggio, E. Vazzoler, G. Bosetti, A. Battistella e G. Cavalieri. Nel 1958 assume la direzione del Teatro stabile di Torino; nel 1960 allestisce ancora La Moscheta, con una memorabile interpretazione di Franco Parenti, che dirigerà, ottenendo il medesimo risultato, in I Dialoghi del Ruzante (1965) e La Betia (1969). L’itinerario ruzantiano è fonte per lui di continue sperimentazioni e consensi, soprattutto da parte della critica. Scopre infatti, come nessuno prima di lui è riuscito a fare, la modernità di un autore dal linguaggio all’apparenza impossibile da portare in scena. Nel momento in cui realizza I Dialoghi esce per la prima volta in Italia, presso Einaudi, l’opera completa di Ruzante; contemporaneamente, I Dialoghi sono invitati a rappresentare l’Italia al festival del Théâtre des Nations. A Torino dirige ancora Franco Parenti in La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht (1961); e realizza anche testi d’impegno civile e politico, come Le mani sporche di Sartre (1964) e Se questo è un uomo di Levi (1966). Nel 1968 assume la sovrintendenza dell’ente lirico della città di Verona, dove promuove un vasto rinnovamento, chiamando all’Arena registi come Vilar, Squarzina e Ronconi. È questo un anno importante, durante il quale si verificano grandi cambiamenti nel campo del teatro e della regia soprattutto: la scena conquista un posto primario. L’attività di D. e B.è senza sosta; pur continuando il suo lavoro nella lirica (allestisce la tetralogia wagneriana e numerose opere di Verdi, tra le quali due significative messinscene dell’ Aida ), non abbandona mai l’approfondimento del teatro ruzantiano, di cui è il regista princeps , ma lavora anche su Goldoni – Le donne gelose (1985), Le donne de casa soa (1986), Le baruffe chiozzotte (1988), La bottega del caffè (1989) – e su Molière – L’avaro con G. Bosetti (1992). Particolarmente significativo anche l’incontro con l’opera di Svevo, evidenziato dal memorabile allestimento di Un marito con A. Tieri e G. Lojodice (1983, adattamento di T. Kezich). Definito per molti anni «regista ruzantiano per eccellenza», Gianfranco De Bosio è riuscito ad allargare la sua ricerca non solo ai classici, ma anche a opere novecentesche, soprattutto nei dieci anni trascorsi allo Stabile di Torino. Ha lavorato anche per la Rai, riscuotendo un successo internazionale nel 1974 con Mosè . È stato sovrintendente all’Arena di Verona fino al 1998.