De Berardinis

Leo De Berardinis è nato a Gioi, in Campania, ma è cresciuto a Foggia. Alla fine degli anni ’50 si trasferisce a Roma, dove frequenta il Centro teatrale universitario. A teatro debutta da attore nella Compagnia della Ripresa formata da Carlo Quartucci, con cui realizza fra l’altro una serie di messinscene beckettiane. L’esaurirsi di questa esperienza, a metà degli anni ’60, coincide con l’incontro con Perla Peragallo con cui farà coppia per un quindicennio.

Nel 1967 presentano il loro primo `spettacolo cineteatrale’, La faticosa messinscena dell’Amleto , seguito l’anno successivo da un’altra rielaborazione shakespeariana, Sir and Lady Macbeth , in cui inserti di sperimentalismo cinematografico si innestano su una partitura scenica di tipo jazzistico. De B. va infatti elaborando la visione del grande attore come jazzista, dotato cioè della stessa libertà di improvvisazione del musicista. Il 1967 è anche l’anno del convegno di Ivrea, in cui il nuovo teatro italiano esce ufficialmente allo scoperto. Da Ivrea esce il progetto di un lavoro in collaborazione con Carmelo Bene, per un Don Chisciotte che debutterà nel 1968. Il sostanziale fallimento di questa esperienza porta l’attore a riconsiderare l’intera prima fase di lavoro, ribattezzata `teatro dell’errore’ giacché indirizzata a un pubblico sbagliato. Dopo una prova cinematografica, con lo sperimentalissimo A Charlie Parker , Leo e Perla, come ormai vengono chiamati da tutti, si trasferiscono a Marigliano, un paese dell’entroterra napoletano, alla ricerca di radici più autentiche. È il momento del `teatro dell’ignoranza’, in cui la cultura alta dei due artefici reagisce con quella popolare di un gruppo di attori improvvisati e musicisti di paese e si contamina con la tradizione della sceneggiata, come rivelano i titoli dei lavori di quel periodo, da ‘O zappatore (1972) a King lacreme Lear napulitane (1973), fino allo struggente Sudd (1974) che conclude idealmente questa stagione.

La cultura popolare meridionale resta comunque un riferimento essenziale anche dopo il ritorno a Roma, in spettacoli come Assoli (1977) e Avita murì (1978), fra i più importanti del decennio. La scena in cui agiscono appare sempre più degradata, la recitazione sempre più tesa verso un’improvvisazione che fa coincidere arte e vita, fino ad andare in scena con i loro nomi nello spettacolo siglato non a caso De Berardinis-Peragallo (1979). Ma si produce anche una divaricazione fra le scelte di Leo e di Perla, che culminerà nella separazione della coppia e in una crisi anche personale dell’artista, giusto al limite dell’autodistruzione alcolica.

La seconda parte della vicenda artistica di De B. ricomincia da Bologna, dove l’attore era stato chiamato dalla cooperativa Nuova Scena per un allestimento di The Connection (1983), il testo di Jack Gelber reso celebre dal Living Theatre. Leo propone nel giro di alcuni anni una sequenza di spettacoli shakespeariani, da una duplice versione dell’ Amleto (1984 e 1985) a King Lear (1985) e La tempesta (1986), severi e rigorosi tanto da sembrare ribaltare l’immagine del suo teatro. C’è in questo lavoro anche l’idea dichiarata di creare una compagnia, un gruppo stabile di attori che lo seguirà al momento del distacco da Nuova Scena, giunto paradossalmente in coincidenza della grande prova di Novecento e Mille (1987).

Con la nuova formazione, ribattezzata Teatro di Leo, De B. intraprende una sorta di ricapitolazione del proprio percorso artistico, che sfocia nel confronto a distanza con i maestri d’elezione, l’opera di Eduardo in Ha da passà `a nuttata (1989) e la maschera comica di Totò, principe di Danimarca (1990), per giungere poi all’incontro imprevisto con Pirandello per I giganti della montagna (1993) dove veste i panni femminili di Ilse. È però ancora Shakespeare il cardine del teatro di Leo, che dopo aver rivisitato Macbeth (1988) e IV e V atto dell’Otello (1992) ha intrapreso poi una pluriennale rilettura del King Lear (1997). Un Lear riletto in chiave anarchica sulla scorta della comicità riconquistata, che ricollega l’attore alla felicità espressiva dei suoi inizi.

Nel giugno del 2001 De B. entra improvvisamente in coma a causa di un intervento chirurgico. Si spegne a Roma dopo sette anni di calvario.