Damiani

Luciano Damiani si diploma all’Accademia di belle arti di Bologna. Le prime esperienze scenografiche (1948) avvengono presso il Centro universitario teatrale di Bologna. Negli anni ’50 inizia un fertile periodo artistico con il Piccolo Teatro di Milano, realizzando Il cammino sulle acque di O. Vergani per la regia di Strehler, con il quale collabora assiduamente fino alla fine degli anni ’70. Fra i suoi spettacoli più celebri: El nost Milan di Bertolazzi (1954-55), L’anima buona di Sezuan di Brecht (1961), Vita di Galileo di Brecht (1961-62), Le baruffe chiozzotte di Goldoni (1964), Il giardino dei ciliegi di Cechov (1973-74), Il campiello di Goldoni (1975), La tempesta di Shakespeare (1975). Lavora con Strehler anche per il teatro musicale, inaugurando nel 1954 la Piccola Scala di Milano con il Matrimonio segreto di Cimarosa e allestendo spettacoli lirici fortunatissimi come Il ratto dal serraglio di Mozart (Salisburgo 1964), L’amore delle tre melarance di Prokof’ev e Macbeth di Verdi (Teatro alla Scala 1975). Le elaborazioni sceniche costruite da D. fanno parte della drammaturgia del testo. Nelle sue scenografie vi è l’esempio di come lo spazio visuale può ritmare e accompagnare il tempo musicale. La scena non è mai didascalica o illustrativa ma evoca attraverso citazioni stilistiche il periodo storico dell’opera teatrale. D. stravolge l’uso del palcoscenico inteso come impianto scenico all’italiana, invade la platea con veli o accenni architettonici, creando nuovi spazi, usando il vuoto come poesia della messinscena: «Le mie più belle scenografie sono fatte di silenzi». Collabora con importanti registi come V. Puecher, L. Squarzina, F. Enriquez, J. Vilar e L. Ronconi, con il quale progetta gli spettacoli: Gli uccelli di Aristofane (1975) e Orestea di Eschilo (1976) al Burgtheater di Vienna. Sempre con la regia di L. Ronconi realizza Don Carlos di Verdi (Scala 1977) ed elabora le scene per The Fairy Queen di Purcell (Maggio musicale fiorentino 1987). Nel 1996 inaugura un nuovo spazio teatrale, il Teatro Documenti, con La morte innamorata di F. Glissenti e Amor nello specchio di G. Andreini per la regia di L. Ronconi. D. giunge allo studio dello spazio teatrale tramite una serie di disegni e schizzi preparatori, che documentano l’evoluzione creativa e analitica del lavoro di progettazione e realizzazione. Adotta soluzioni innovative per le luci, i costumi, le scenografie, introducendo materiali nuovi. Nel corso della sua carriera si dedica alla riorganizzazione contrattuale della figura dello scenografo bozzettista come lavoratore dello spettacolo. Riceve numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la Maschera d’argento 1996 per il teatro.