contorsionismo

Agli inizi del Novecento è Walter Marinelli a portare in auge la specialità esibendosi come uomo-serpente, con un costume squamato, in innaturali posture del corpo. Il c. si presta poi a numerose interpretazioni (comica, satanica, orientaleggiante) fino ad arrivare agli anni ’60, quando diventa quasi esclusiva prerogativa del sesso femminile: si afferma lo stile elegante lanciato dalla portoghese Fatima Zohra, che esegue il suo numero in sfarzosi costumi da rivista, ingaggiata per i maggiori spettacoli di quegli anni (dal Lido di Parigi alle grandi produzioni di Las Vegas). Questo stile rimane imperante sino ai primissimi anni ’80, quando avviene la riscoperta delle artiste cinesi e del loro altissimo livello tecnico; suscita scalpore l’esibizione della quindicenne Li Liping, premiata con il Clown d’oro al festival di Montecarlo nel 1983. Le asiatiche sembrano maggiormente predisposte alla disciplina per la loro particolare composizione anatomica, in parte diversa dal tipo occidentale, che permette loro di piegare il corpo sino all’inverosimile; ma, secondo l’opinione di molti, il livello eccelso raggiunto da queste artiste, per lo più giovanissime, è dovuto al severissimo training adottato. Più recente la rivelazione della scuola mongola, altrettanto valida dal punto di vista tecnico di quella cinese, ma più attenta e pronta ad accogliere le moderne tendenze di commistione con la danza e una maggiore ricercatezza nello studio dell’esibizione; tale estetica è ispirata soprattutto dal numero delle quattro contorsioniste di Nouvelle expérience , del Cirque du Soleil.