Cochi e Renato

Aurelio Ponzoni (Milano 1941) e Renato Pozzetto (Milano 1940), cabarettisti, in due per una dozzina d’anni, a partire dal 1965. il duo prenderà il nome di Cochi e Renato. Amici d’infanzia, compagni di scuola (Ponzoni è ragioniere, P. è geometra), vicini di casa d’estate a Gemonio (Varese) sul lago Maggiore, sposati con due ragazze amiche tra loro, genitori di due figli a testa, hanno avuto entrambi una breve carriera in altre professioni: Ponzoni impiegato interprete (francese, inglese, russo) all’aeroporto milanese di Linate, Pozzetto contitolare di un’impresa di impianti di raffreddamento. Debutto, come cabarettisti, nel 1964-65 all’Osteria dell’Oca d’oro in via Lentasio a Milano, poi al Cab 64 e al Derby. Prima paga, 2500 lire a serata, e a testa, ma con almeno dieci spettatori in sala: niente quorum , niente soldi. Fedelissimi al repertorio dell’esordio: filastrocche e canzoncine, monologhi e scenette tutte rigorosamente improntati ai non sense della comicità assurda, alla Rascel e, letteralmente, ispirata a Campanile e Ionesco. Come sigla d’apertura dello show, chitarra in mano, gambe a squadra e canzoncina-tormentone: «La gallina non è un animale intelligente, un tempo era chiamata volpe e non invidia le pecore che ci hanno il maglione»; oppure: «E la vita l’è bela, l’è bela, basta avere l’umbrela». Comicità spiccatamente meneghina, una risposta del Nord alla straripante presenza di artisti di Roma, Napoli, Sicilia.

Dopo anni di lavoro misconosciuto, nel 1968 esordirono in televisione nella trasmissione Quelli della domenica in onda alle 18. Autori: Marcello Marchesi, Italo Terzoli, Enrico Vaime e Maurizio Costanzo. Nel cast, un altro comico esordiente, Paolo Villaggio che presentando i personaggi di Fracchia e del domatore tedesco Kranz ottenne un successo personale strepitoso, tale da oscurare in qualche modo la pur incisiva presenza di C. e R. Il varietà era stato previsto per sei puntate, che divennero otto e infine ventiquattro. «Noi le abbiamo fatte tutte – dichiararono – ma sempre con contratto settimanale, che veniva rinnovato il sabato per il lunedì. Una grande angoscia, ripagata con una grande popolarità». Durò fino al 30 giugno, con quattro milioni e mezzo di spettatori di media. L’anno dopo, diventarono ospiti fissi di È domenica ma senza impegno . La collaborazione con Enzo Jannacci servì poi a definire meglio i loro personaggi: Cochi l’intellettuale astratto e bizzoso, Renato il bifolco concreto e pacioccone. Personaggi esaltati nel 1973 nella trasmissione Il poeta e il contadino (di sabato alle 21 sul secondo canale Rai). Autori, con loro, Guido Clericetti, Ludovico Peregrini, Enzo Jannacci. Battuta tormentone: «Ehi, ma qui siamo sui milletré», detta da Renato contadino della val Brembana. Fu il primo varietà tv tutto settentrionale, e ottenne buone critiche e medi ascolti. Parteciparono alle tre puntate di Riuscirà il cav. Papà Ubu? (1971) e a Canzonissima 1974, con la Carrà, si ritagliarono esilaranti siparietti comici, e interpretarono la sigla finale sceneggiando quella loro canzoncina d’esordio: «E la vita l’è bela, l’è bela». Altra battuta-tormentone, entrata subito nel lessico dei giovani:«Bene, bravo, sette più».

Altre canzoncine di successo (incise anche su disco): “È capitato anche a me”, “Un pezzo di pane”, “La domenica”, “Come porti i capelli bella bionda”. Dopo il cabaret e la televisione, e qualche sporadica recita teatrale, arrivò il cinema. Per entrambi, ma in film diversi. Così, Pozzetto esordì alla grande in Per amare Ofelia , di Flavio Mogherini (1974), con Françoise Fabian (mamma oppressiva), Giovanna Ralli (lucciola generosa), dove Pozzetto brillò nel ruolo su misura di imbranato in questioni di sesso. Seguì, nello stesso anno, La poliziotta di Steno con Mariangela Melato, e da allora una serie di film così intensa da precludere il ritorno al cabaret o alla tv, e a sancire la scissione del duo comico (stesso evento accaduto, anni prima, al duo Tognazzi-Vianello). Ponzoni, nel 1976, interpreta il film Cuore di cane di Alberto Lattuada, con Max von Sydow, favola grottesca ispirata al romanzo di Bulgakov, che narra di un trapianto di organi di un funzionario di partito su un cane randagio senza ottenere i risultati sperati. Ponzoni era il `cane’. Gira nello stesso anno Telefoni bianchi di Dino Risi, con Agostina Belli nei panni di una diva di regime fascista. Mentre la carriera cinematografica di Pozzetto prosegue tra simpatia del pubblico e favore della critica, quella di Ponzoni s’arresta per mancanza di offerte valide. Allora Ponzoni intraprende, dopo un periodo di riflessione, la strada della prosa, rivelando doti d’attore misurato e efficace. È tornato in televisione come `spalla’ di lusso di Paolo Rossi nel varietà Su la testa! (1992); un ritorno che è diventato scoperta per le generazioni più giovani.