Césaire

Dal dopoguerra C. segue il destino delle ex Antille francesi, terra di cui è divenuto una sorta di figura mitica, poeta e alfiere della causa nera. Dopo gli studi a Parigi negli anni ’30, C. sceglie la poesia e, fatto di sicura importanza politica e culturale, sceglie la lingua francese. Difensore della causa della `négritude’, fondatore del Partito progressista martinicano, C. traduce il suo impegno anche nell’attività di drammaturgo: E i cani tacevano (Et les chiens se taisaient, 1956), La tragedia del re Cristophe (La tragédie du roi Christophe, 1963) e Una stagione in Congo (Une saison au Congo, 1967) costituiscono una sorta di trilogia anticoloniale in cui l’autore denuncia, in un linguaggio barocco e con processi prossimi al surrealismo, non solo i mali della presenza francese in Martinica, ma anche gli stereotipi della cultura nera, dannosi per il processo stesso di emancipazione.