Censi

Figlia di musicisti e allieva della maestra scaligera Angelina Gini, Giannina Censi ha esordito nel 1929, come componente del gruppo di J. Ruskaja, esibendosi nelle tragedie classiche messe in scena dal grecista Ettore Romagnoli al Licinium di Erba. Nel 1930 si è recata a Parigi dove ha frequentato le classi di Lubov Egorova, incontrandovi Lifar, Danilova, Lichine, e interessandosi anche di danza spagnola e danza indiana, affascinata da Uday Shankar e Nyota Inyoka, che le ispireranno una esotica Danza Cambogiana . Tornata in Italia, si è avvicinata al movimento futurista, debuttando al Castello Sforzesco in Oppio e Grottesco Meccanico in una serata di letture poetiche di Bragaglia e Escodamè.

Ma la sua notorietà come danzatrice d’avanguardia si è consolidata nel 1931, durante la movimentata tournée di Simultanina di Marinetti, nel ruolo della ballerina Piff, e in una storica serata alla Galleria Pesaro di Milano, dove si è esibita, con un succinto costume metallico, in Aerodanze e Tereodanze, ovvero danze senza musica, in contrappunto alla voce recitante di Marinetti e illustrando con il solo movimento alcuni dipinti di Prampolini. Senza abbandonare le esibizioni con i Futuristi che dureranno saltuariamente fino al 1934, quando danzerà due poemi di Depero, ha curato le danze in stile ellenico per un Alcesti al Littoriale di Bologna nel 1932, mentre l’anno dopo è stata scritturata al San Carlo di Napoli nel ruolo di Pierrot per il Carrillon Magico di Pick Mangiagalli e poi nei Grandi Balletti di Adami a Padova.

A causa di un incidente al ginocchio, si è in seguito dedicata al teatro leggero di qualità a fianco, tra gli altri, di Wanda Osiris e Riccardo Billi. Dopo la Seconda guerra mondiale, e fino al momento della scomparsa, ha insegnato danza e balletto in numerose scuole, a Milano, a Genova, al Casino di San Remo e, infine, a Voghera, interessandosi anche di ginnastica per la terza età e trasmettendo alle allieve la Danza Cambogiana e soprattutto la moderna Danza dell’aviatrice, il suo più famoso assolo plastico-mimico in cui l’interprete, attraverso una sequenza di movimenti veloci e spezzati, in piedi e a terra, è al tempo stesso l’areo e l’aviatore.