Negri

Assunse il nome d’arte in onore della scrittrice italiana Ada Negri. Lavorò in teatro per un breve periodo in Polonia, trasferendosi poi a Berlino nel 1919, dove divenne una diva del cinema, recitando in alcuni film con la regia di E. Lubitsch ( Madame Dubarry , Carmen e Sumurun ). Giunta a Hollywood nel 1923, conobbe un notevole successo con film quali La vamp e La gitana. Incarnò l’immagine della donna fatale in numerose produzioni di mediocre livello artistico ma di grande fortuna commerciale. Degni di nota La zarina di Lubitsch del 1924 e L’ultimo addio di Stiller del 1927.

Nicolodi

Formatasi a teatro, Daria Nicolodi raggiunge una certa notorietà al cinema, interpretando l’intrepida quanto pasticciona giornalista di Profondo rosso (1975) di D. Argento, suo futuro marito. Insieme ad Argento lavorerà anche in Inferno (1980), Tenebre (1983), Phenomena (1984) e Opera (1987). Il cinema comunque non l’ha distolta dalla passione per il teatro: negli anni ’80 collabora con la compagnia del Teatro Eliseo di Roma, con la quale recita in A porte chiuse di Sartre (1980) e Birdbath di Leonard Melfi (1981), con la regia di G. Patroni Griffi. Nel 1983, sempre con la compagnia dell’Eliseo, partecipa all’allestimento di Delitto e delitto di Strindberg, per la regia di G. Lavia. Dopo alcune parentesi cinematografiche torna al teatro a Firenze nel 1991, per partecipare, la notte di San Silvestro, a una `maratona teatrale’ per festeggiare l’anno nuovo, insieme a una ventina di attori accomunati da origini o esperienze fiorentine. Nel 1992 lavora come protagonista in Partage de midi di Claudel (regia di F. Però), presentato dallo Stabile di Parma al festival `Città spettacolo’ di Benevento. Più di recente ha partecipato alla `mise en espace’ di Dinner Party di P.V. Tondelli (1994), testo vincitore del premio speciale Paolo Bignami ’85, con la regia di P. Maccarinelli.

Nekrosius

A venticinque anni Eimuntas Nekrosius diventa direttore e regista stabile al Teatro dei Giovani di Vilnius, dove debutta con Gusto di miele di S. Delaney (1976). Dopo un testo di G. Kanovicius e S. Saltenis, Un gatto fuori dalla porta (1980) e un montaggio shakespeariano (Amore e morte a Verona , 1980), nel 1981 mette in scena uno spettacolo dedicato al pittore naïf georgiano Pirosmanisvili (Pirosmani, Pirosmani ), che per la potenza figurativa e l’intensità dell’interpretazione ottiene un successo clamoroso, non solo in patria ma in tutti i festival europei di cui è ospite. Lo stesso avviene per la successiva serie di testi per lo più classici (ad eccezione di Un giorno lungo un secolo da C. Ajtmatov, 1983): Zio Vanja di Cechov (1986), Il naso da Gogol’ (1991), le piccole tragedie di Puškin (Mozart e Salieri, Il convitato di pietra , Il festino durante la peste , 1994), Tre sorelle di Cechov (1995), Amleto di Shakespeare (1997, dove il protagonista è un famoso cantante rock lituano). In questi spettacoli, ovunque accolti come autentiche rivelazioni di un talento unico nell’attuale contesto europeo, il testo viene spezzato, smontato e rimontato, diventa occasione per una rilettura visionaria, fantastica, con suggestive invenzioni gestuali e scenografiche, dove il grottesco si mescola alla clownerie in una stimolante deformazione del senso tradizionale di battute e scene. N. è stato più volte premiato per le sue regie in vari paesi europei, fra l’altro anche a Taormina.

Neiwiller

Presenza artistica forte ma discreta, e di rara intensità, Antonio Neiwiller attraversa tre decenni di ricerca teatrale italiana. Nella sua formazione studi filosofici, insegnamento, preparazione tecnica e pittura: arte che Neiwiller equipara al teatro, e nella quale privilegia l’opera di Paul Klee. Dapprima scenografo e scenotecnico, firma la prima regia nel 1974, Ti rubarono a noi come una spiga (da P. Eluard, S. Quasimodo, R. Scotellaro, E. Vittorini), alla quale seguono Don Fausto di A. Petito (1975), Quanto costa il ferro? di Brecht (1976), BerlinDada (1977), Anemic Cinema (1979). Intento a combinare nella complessità dell’arte teatrale i diversi linguaggi artistici (pittura, musica, danza), la sua sottile fantasia con il rigore della ricerca, in seguito all’incontro con spettacoli di Grotowski e Kantor ( La classe morta ) Neiwiller abbandona i testi e si indirizza verso un teatro del silenzio e della memoria, antidoto alla `barbarie’ edonistica e consumistica degli anni ’80. Alla guida del gruppo napoletano Teatro dei Mutamenti (con il quale nel 1978 ha già realizzato una seconda edizione di Don Fausto ), attraverso un lungo lavoro laboratoriale e lo stretto rapporto artistico con gli attori, dà vita a Titanic the End (1983), Darkness (1984), Fantasmi del mattino (1985-86), Storia naturale infinita (1987). Neiwiller, che già nel 1977 aveva preso parte a Maestri cercando: Elio Vittorini (regia di R. Carpentieri), ha intanto cominciato, con eccezionale talento, a recitare. Lavora nelle produzioni del gruppo Falso Movimento: protagonista nel 1985 di Il desiderio preso per la coda da Picasso, prende parte a Coltelli nel cuore da Brecht (1985) e Ritorno ad Alphaville da J.-L. Godard (1986, regie di M. Martone), irrompendo come una «rivelazione di verità e umanità nel disegno formale del gruppo». Nel 1987 partecipa a Napoli alla nascita di Teatri Uniti, in cui confluiscono Falso Movimento, Neiwiller e il regista-attore Toni Servillo. Nel 1987-88, con L. Putignani, S. Cantalupo, A. Cossia, realizza per Teatri Uniti due sessioni di laboratorio ( Questioni di frontiera ), presentate ai festival di Santarcangelo e Montalcino, dove incontra il musicista Steve Lacy.

Nell’allestimento La natura non indifferente (1989), ispirato all’artista tedesco Joseph Beuys e al legame tra arte, energia primordiale, creazioni della civiltà, lo Steve Lacy Trio è sul palco. Segue Una sola moltitudine (1990), un’opera-installazione `visionaria’ (Neiwiller è anche tra gli interpreti) dedicata allo scrittore portoghese Fernando Pessoa e all’emarginazione dell’artista. Nello stesso periodo lavora con L. de Berardinis, recitando in Ha da passà `a nuttata (1989) e Totò, principe di Danimarca (1990). Elabora quindi La trilogia della vita inquieta , ispirata a Pasolini, Majakovskij, Tarkovskij: in Dritto all’inferno (festival di Volterra 1991) le parole di Pasolini sono frantumate in un linguaggio inventato, nato direttamente dal corpo dell’attore. Nello stesso anno a Erice, ospite di `La zattera di Babele’, realizza Salvare dall’oblio , performance su testi di M. Beckmann, K. Valentin, R. Viviani, e dà una memorabile prova cinematografica come Don Simplicio in Morte di un matematico napoletano di Martone. Canaglie , secondo capitolo della trilogia, dopo l’anteprima napoletana (maggio 1992) è interrotto per la malattia che colpisce l’artista. Neiwiller riprende a recitare nel 1993: è Cotrone in I giganti della montagna di Pirandello per la regia di Leo de Berardinis, e quindi il sindaco di Salina nel film Caro diario di Nanni Moretti. L’altro sguardo , presentato al festival di Volterra 1993, è il suo ultimo lavoro di autore-attore, in scena con L. Putignani e il pittore G. Savino: lo spettacolo, con il bellissimo testo `Per un teatro clandestino – dedicato a T. Kantor’, costituisce il suo testamento poetico; ne dà testimonianza filmata il mediometraggio di R. Ragazzi Antonio Neiwiller. Il monologo de `L’altro sguardo’ , presentato al festival di Venezia 1996.

Ninchi

Ave Ninchi esordisce a soli 5 anni nel Glauco di Morselli con Annibale Ninchi, suo cugino. La recitazione è infatti una tradizione nella famiglia Ninchi. Nel 1935 Ave è ammessa all’Accademia d’arte drammatica di Roma, fondata quell’anno da Silvio D’Amico. La sua carriera è costellata da ruoli di caratterista, in: Tre sorelle di Cechov (1941); Questa sera si recita a soggetto di Pirandello (1948); Medea di Euripide (regia di G. Salvini, 1949); Dialoghi delle Carmelitane di G. Bernanos (1952); La contessina Giulia di Strindberg (regia di L. Visconti, 1957). Ma è la commedia che riesce a sfruttare a pieno la sua `ingombrante’ presenza scenica: Il campiello di Goldoni (regia di C. Ludovici, 1957); Le nuvole di Aristofane (1964); Liolà di Pirandello (1968); Clizia di Macchiavelli (1984) ; Il campiello di Goldoni (regia di S. Sequi, 1984).

Nanni

Giancarlo Nanni si forma come pittore, legandosi alla scuola che aveva Mario Schifano come esponente principale. Successivamente entra in contatto con Sylvano Bussotti e con Aldo Braibanti, lo scrittore e filosofo condannato nel 1969 a quattro anni di reclusione per il plagio di due suoi allievi (caso rimasto unico in Italia). Nel 1968 fonda con Valentino Orfeo il Gruppo Space Re(v)action; esordisce in quell’anno con Escurial prova la scuola dei buffoni . Sempre sul finire degli anni ’60 riunisce un gruppo che comprende anche Valentino Orfeo, Memé Perlini, Giuliano Vasilicò e Pippo Di Marca e il cui manifesto recita: «Essi fanno parte del circolo La Fede, via Portuense 78, Roma. Questo gruppo ha carattere sperimentale e si dedica, per ora, alla ricerca di un nuovo linguaggio teatrale. I suoi componenti provengono da svariate attività: sono pittori, scrittori, poeti, attori». Lì nasce quella che è stata definita la `scuola romana’ della sperimentazione teatrale negli anni ’70. Nel marzo 1972, al Teatro La Fede, N. mette in scena il Risveglio di primavera di Wedekind. In quell’anno firma anche un contratto con il Teatro stabile di Roma, con l’intenzione di conservare, per il suo gruppo, il carattere di laboratorio. La messinscena del Risveglio esordisce quindi in una struttura pubblica, il Teatro Centrale di Roma, nell’ottobre 1972.

Nella stagione 1972-73 lo Stabile romano, diretto da Franco Enriquez, presenta all’inizio della stagione un cartellone con tre spettacoli di N.: oltre al testo di Wedekind, Il diavolo bianco di John Webster e la ripresa di A come Alice , tratto dalla favola di Lewis Carroll, presentato già nel 1970. Dopo il divorzio dallo Stabile romano, nella stagione 1973-74 comincia la collaborazione con un altro Stabile, quello genovese. Il 20 novembre 1975 con Artificiale/Naturale , testo tratto dal poeta francese di origine belga Henri Michaux, esordisce il suo nuovo teatro-laboratorio, La fabbrica dell’attore, in uno spazio teatrale nuovo nel centro di Roma: il Teatro di Trastevere. Nello stesso teatro mette in scena all’inizio del 1976 I masnadieri di Schiller. Negli anni ’80 e ’90, tra i suoi spettacoli più significativi si segnalano: Strindberg di Strindberg (1982), Vinzenz e l’amica di uomini importanti di Musil (1990), Herodias (1991), Hedda Gabler di Ibsen (1993), Come vi piace di Shakespeare (1994) e La sposa di Parigi di Giuseppe Manfridi (1995). Il nome di Nanni si lega, fin dal 1966, a quello di Manuela Kustermann, sua interprete femminile e compagna nella vita, una delle poche attrici affermatesi nelle `cantine’ romane.

Nagy

Formatosi a Budapest con Olga Lepeshinskaya, entra a far parte del Balletto dell’Opera di stato di Budapest (1960), del Washington National Ballet (1965), del New York City Ballet e dell’American Ballet Theatre, dove diventa primo ballerino (1968-78). Danza ruoli da protagonista in Gartenfest (1968) e Eternal Idol (1969) di Michael Smuin, The River (1970) di Ailey, I racconti di Hoffman (1972) di Peter Darrel. Ritiratosi dalle scene, diventa direttore artistico del Ballet del Teatro Municipal di Santiago, del Cincinnati-New Orleans City Ballet (1986), dell’English National Ballet (1990) e del Ballet de Santiago de Chile.

Nebbia

Dapprima musicista, Franco Nebbia fondò nel 1950 a Roma la Roman New Orleans Jazz Band. Ma solo due anni dopo, grazie al fortunato incontro con i Gobbi (Alberto Bonucci, Vittorio Caprioli e Franca Valeri) con i quali lavorò per un’anno, iniziò la sua carriera cabarettistica. Sensibile precursore dei tempi (nel nord si stava affermando il Cantacronache), l’artista si dedicò con molta passione alla canzone impegnata, spesso usando chiavi surreali. Approfittando del momento culturalmente vivace che Milano stava vivendo, fondò nel capoluogo lombardo il Nebbia Club, un luogo che a differenza del Derby si caratterizzava per la programmazione e il suo impegno politico. Per motivi di censura (un poliziotto presidiava ogni sera il locale e le denunce erano numerose) non era concessa nessuna improvvisazione e la compagnia che recitava era stabile. La maggioranza dei testi, colti e particolarmente graffianti, portava la firma di Enrico Vaime e ottenne grandi successi fino al 1968. In quegli anni l’artista era tornato a Roma dove le sue canzoni raggiunsero la massima popolarità grazie alle interpretazioni di Renato Rascel, Bruno Martino, Mirand Martino e le sorelle Kessler. Nebbia morì prematuramente mentre stava per debuttare in teatro con Giorgio Pressburger.

Nelson

Formata alla Juilliard School, con studi di tecnica Graham, Cunningham e Limón, si dedica all’improvvisazione e alla sperimentazione teatrale. Segue intanto corsi di Tai-Chi-Chuan, mimo e Body-Mind Centering. Insegna al Bennington College (1972-1974), dove incontra Steve Paxton, con cui fa coppia in numerosi duetti elaborati con le procedure della `contact improvisation’. È attiva sostenitrice dell’uso del video per la danza.

Nugzarov

Fondatore dell’omonima troupe di cavallerizzi caucasici, N. ha scritto e diretto negli anni ’70 per il Circo di stato russo la pièce equestre Leggenda del Caucaso , ancora oggi rappresentata nei cinque continenti con le tournée di circhi russi. N. ha ricoperto importanti cariche nel Circo di stato di Mosca e ha ricevuto i massimi riconoscimenti mondiali del settore e la sua produzione è considerata tra i vertici dell’arte equestre di questo secolo. Clown d’Oro al Festival di Montecarlo nel 1984.

North

Originario della South Carolina, compie i suoi studi a Londra, presso la Royal Ballet School, perfezionandosi poi con Martha Graham (con cui ha danzato dal 1966 al ’69), Bob Cohan, Merce Cunningham, Hans Brenna e Matt Mattox. Nel 1966 entra a far parte del Contemporary Dance Theatre di Londra come ballerino e coreografo, divenendo in seguito condirettore artistico della compagnia (1980). Dal 1979 al 1981 insegna presso la Royal Ballet School. Dal 1981 al ’90 danza con le principali compagnie internazionali nei teatri di tutto il mondo, alternando questa attività con quella di coreografo, insegnante e direttore artistico (1981, Ballet Rambert). Nel 1990 viene nominato direttore del Corpo di ballo al Teatro regio di Torino e dal 1991 del Balletto di Göteborg in Svezia. Fra i numerosi balletti da lui coreografati sono da citare Troy Game , La morte e la fanciulla (per il Balletto di Toscana, 1988), The Annunciation , A Stranger I Came e Entre dos aguas , oltre a vari balletti a serata unica ( Elvira Madigan , Romeo e Giulietta , Prince Rama and the Demons , The Cradle Will Rock , Orlando ). N. ha inoltre lavorato per il cinema ( Slow Dancing in the Big City , 1978) e la televisione (“For my daughter”, vincitore del Golden Prague Award).

Ninchi

Annibale Ninchi frequentò la scuola di Luigi Rasi a Firenze, dietro incoraggiamento di Carducci. Fu primo attor giovane nella compagnia Stabile di Milano ed in quella dell’Argentina di Roma, con Irma Gramatica e Ruggeri. Dal 1914 fu direttore di compagnia e capocomico. Interprete di grande personalità e forza comunicativa grazie ai suoi mezzi fisici e vocali, si cimentò in un vasto repertorio, passando dai greci a Shakespeare, da Morselli (nel cui Glauco riscosse uno straordinario successo) a Shaw, da D’Annunzio (del quale fece vivere sulla scena memorabili personaggi) ad una serie di autori poco conosciuti. Come autore drammatico debuttò con Caino al Teatro della Pergola di Firenze nel 1922.Vanno ricordati poi l’ Orfeo , L’altra verità (1923), La ballata degli impiccati (1927), Il poeta malandrino (1929) e Maschera d’oro (1931). La sua carriera cinematografica cominciò nell’era del muto con una Carmen del 1909. Poi fu applaudito interprete di Scipione l’Africano (1937) e, con Fellini, girò La dolce vita (1960) e Otto e mezzo (1963).

Northern Ballet Theatre

Sotto la direzione di Robert de Warren, Northern Ballet Theatre ha intrapreso numerose tournée in Inghilterra e all’estero, Italia compresa. Sotto la direzione di Christopher Gable (in precedenza eccezionale danzatore classico col Royal Ballet) che entra nella compagnia nel 1987 per interpretare il ruolo dell’artista L.S. Lowry nel balletto A Simple Man di Gillian Lynne, si concentra su lavori in stile teatrodanza quali Dracula e The Hunchback of Notre-Dame (1998), spesso con la regia dello stesso Gable. Accoglie coreografie del direttore associato Michael Pink e di Massimo Morricone ( Romeo e Giulietta e A Christmas Carol ).

Novelli

La sua vasta produzione fu in massima parte legata alla scena fiorentina, sulla quale si impose come uno dei più interessanti esponenti del teatro in vernacolo. A lui si deve quel piccolo capolavoro che è L’acqua cheta (1908), che G. Pietri traspose poi in una altrettanto fortunata operetta. Scritte con grande sicurezza di mestiere, ricche di arguzia e capaci di riflettere certe problematiche del teatro borghese in auge, le sue commedie (tra cui Un campagnolo ai bagni e Canapone ) vennero recitate dai più celebri attori del tempo (Zacconi, Ruggeri, Irma Gramatica). Si cimentò anche nella rivista ( Firenze a zig zag ).

Nervi,

Il Festival Internazionale del Balletto di Nervi, primo festival di danza italiano, fu fondato a Genova da Mario Porcile e Ugo Dell’Ara nel 1955, con sede nei parchi di Nervi. Ha avuto periodicità varia, annuale o biennale, ed è giunto nel 1998 alla trentesima edizione. Nella prima edizione furono ospiti l’American Dance Theatre di New York e il Grand Ballet du Marquis de Cuevas. Seguirono il corpo di ballo della Scala, quello dell’Opéra di Parigi e il Royal Ballet, che nel 1962 rivelerà in Italia Rudolf Nureyev nel Il lago dei cigni accanto a Margot Fonteyn. Per il quinto festival, nel 1960, fu radunata una apposita compagnia sotto la guida di Léonide Massine, con la denominazione di Balletto Europeo, che creò e ripropose alcuni suoi titoli. Ne facevano parte, tra gli altri, Carla Fracci e Paolo Bortoluzzi, rivelatisi qui nel 1957, rispettivamente con il Pas de quatre di Dolin e Ouverture per le regine di Dell’Ara. La decima edizione del 1969 è stata caratterizzata dal Gran ballo delle nazioni ideato da Serge Lifar, con la partecipazione di varie compagnie. Tra le ospitalità successive il Cullberg Ballet, il Ballet nacional de Cuba, il Ballet Gulbenkian e l’American Ballet Theatre, che nel 1977 ha presentato Michail Barisnikov. Nel susseguirsi di varie gestioni artistiche il festival ha sempre più accentuato il suo interesse per la danza contemporanea, presentando personalità come William Forsythe, Angelin Preljocaj, Mark Morris. L’edizione del 1998 è tornata a ospitare Roland Petit con il Ballet de Marseille che ha presentato, in prima italiana, Le lac des cygnes et ses maléfices , versione attualizzata del classico di Cajkovskij.

Nava,

Come i tre moschettieri, le tre sorelle Nava erano in realtà quattro: Pinuccia (Giuseppina), nata a Roma il 4 gennaio 1920; Diana (Cannero, 15 settembre 1924), nome di battesimo Assunta; Lisetta (Luisa), nata a Cannero il 22 luglio 1926; e Tonini (Antonietta), il 18 febbraio 1931 a Roma. Figlie, nipoti e bisnipoti d’arte, il padre era Giuseppe Ciocca, comico di café-chantant e la madre Giorgina Nava, di famiglia circense. Nel 1938 Diana e Pinuccia formano un duo comico N., che diventa un trio con l’aggiunta di Lisetta nel 1940. Il trio Nava ha gran successi all’estero in una lunga tournée: Germania, Svezia, Polonia, Danimarca e Belgio. Tornano in Italia e nel ’43 riprendono a lavorare tra rivista e avanspettacolo. Nel 1943 sono con Nino Taranto ( Il romanzo di un povero giovane ), nel ’45 in Pirulì Pirulì di Garinei e Giovannini e nel ’47 con Macario in Le educande di San Babila . Poi ancora una lunga tournée all’estero, questa volta in Spagna, e un anno di attività radiofonica. Infine, nella stagione 1952-53, le Nava assumono il capocomicato con Davanti a lui Tre Nava tutta Roma : gran successo e finalmente le Nava danno corso alla loro fantasia dissacrante, al gusto di mostrare il trucco, a un becero quanto sapiente battibeccare tra loro. Nel 1953-54, in Tre per tre Nava , debutta anche la quarta Nava, Tonini. Nel 1954-55, Casanova in casa Nava : Pinuccia crea il personaggio del clown Scaramacai, molto ripreso anche in tv. Però la ditta N., nonostante il successo, si scioglie: delle sorelle, Diana si ritira; Lisetta continua, sia pure saltuariamente, a frequentare rivista e commedia musicale, ed è con Carlo Dapporto in Carlo non farlo (1956); Pinuccia frequenta la prosa, la televisione (anche quella per ragazzi) e ha anche una sua rivista estiva nel 1957, È arrivata una Nava carica di .

Nones

Il padre Giuseppe, un ginnasta di Trento, la madre, Adele Medini, di un’antica famiglia di tradizione, Walter Nones si distingue negli anni ’50 e ’60 con il trio acrobatico presentato con i fratelli Guglielmo (1937-1998) e Loredana (1942), con il quale viene ingaggiato, fra l’altro, al Circo Palmiri e nella rivista OK Fortuna , con Wanda Osiris, Raimondo Vianello e Gino Bramieri. Nella primavera del 1959 prende parte alla trasmissione televisiva “Il Mattatore”, con Vittorio Gassman, realizzata all’interno del circo di Orlando Orfei, dove conosce Moira Orfei che sposerà nel 1963, per fondare l’omonimo circo. Diventa un valido addestratore di belve e si distingue per l’intensa attività imprenditoriale. Nel 1969 presenta il Circo sul ghiaccio. Negli anni ’80 è poi fautore della diffusione dello spettacolo dal vivo come aggregatore di popoli: organizza le tournée italiane del Circo di Mosca (1982, 1987 e 1991), del Circo Cinese (1989 e 1992) e di altri spettacoli non circensi come Holiday on Ice (dal 1984) e il coro dell’Armata Rossa (i componenti di questo gruppo di canti e danze, sono i primi militari sovietici della storia ad entrare in Vaticano, nello Stato Pontificio, ricevuti da Giovanni Paolo II, nel 1987). Da sottolineare che, con le tournée del Circo di Mosca e quella del Circo Nazionale Cinese, effettuata in collaborazione con André Heller, N. è fra i primi a importare in Italia la tendenza del `circo di regia’, una concezione artistica che cerca di dare allo spettacolo uno stile unitario, dando eguale importanza al virtuosismo dell’artista, alla scelta delle musiche, dei costumi e delle luci. Nel 1987 il numero di tigri ammaestrate da lui creato, ma presentato dal fratello Massimiliano, conquista al Festival di Montecarlo, il primo Clown d’Oro per l’Italia. Da tempo consigliere dell’Ente nazionale circhi, in questa veste, assieme agli altri componenti del Consiglio direttivo e al Presidente Egidio Palmiri, fonda nel 1988 l’Accademia del circo, primo istituto italiano di formazione professionale circense. Molto attivo dal 1989 nel campo delle produzioni televisive a tema circense, nel 1993 fonda il Gran premio internazionale del circo, manifestazione annuale svolta in Italia che raccoglie e premia artisti circensi provenienti da tutto il mondo.

Noverre Society

Presieduta fino al 1997 da uno dei suoi soci fondatori, Fritz Hover, la Noverre Society sostiene la formazione di giovani danzatori con borse di studio e organizza incontri, dimostrazioni, proiezioni di film, prove aperte e soprattutto il ciclo delle `Domeniche Noverre’. In questi appuntamenti pomeridiani, destinati a laboratori coreografici e aperti ad aspiranti autori, negli anni si sono imposti grandi coreografi che qui hanno debuttato, come John Neumeier (1969), Jirí Kylián (1970), William Forsythe ( 1976), oltre ai più giovani Uwe Scholz (1980) e Renato Zanella (1990).

Nunn

Trevor Nunn completa gli studi al Downing College di Cambridge e nel 1962 vince una borsa di studio per ricoprire il ruolo di regista residente presso il Belgrade Theatre a Coventry. Qui le sue produzioni includono Il cerchio di gesso del Caucaso, Peer Gynt e una versione musical de Il giro del mondo in ottanta giorni . Nel 1964 entra a far parte della Royal Shakespeare Company (Rsc), all’interno della quale fa una carriera brillante diventando subito l’anno successivo regista associato e già nel 1968 direttore artistico. Nel 1982 dà il via alle produzioni shakespeariane presso la nuova sede della Rsc, il Barbican Theatre. Prima di lasciare il posto alla Rsc nel 1986, assiste all’apertura dello spazio da lui concepito, il Swan Theatre a Stratford Upon Avon e dirige una delle sue prime produzioni, The Fair Maid of the West. Tra le numerose regie comprensive di quasi tutti i testi shakespeariani, si ricordano quelle per i musical di Andrew Lloyd Webber (Cats , Aspects of Love, Sunset Boulevard). Alla fine del ’97 ha preso il posto di Richard Eyre, assumendo il ruolo di direttore artistico presso il Royal National Theatre di Londra, occupandosi della regia di Mutabilitie , il lavoro più recente dell’irlandese Frank McGuiness.

Nemcinova

Moglie di Anatolij Obuchov. Portati a termine gli studi di danza privatamente, ha vissuto fuori dalla Russia dal 1915 e dal 1916 al 1926 ha fatto parte dei Ballets Russes di Diaghilev, dove ha ballato Les Sylphides e i balletti di Massine ( La boutique fantasque , Cimarosiana , Les matelots ) e della Nijinska ( Les biches). A partire dal 1927 ha danzato in Inghilterra e negli Usa con la compagnia sua e di Anton Dolin, il Nemcinova Dolin Ballet. Dal 1931 al 1935 ha ballato con il Balletto dell’Opera di Kaunas. Dal 1946, a New York, è passata all’insegnamento.

Nitsch

Dopo il diploma all’Istituto grafico sperimentale di Vienna, nel 1957 Hermann Nitsch concepisce l’Orgien Mysterien Theater (Teatro delle Orge e dei Misteri) che sviluppa in una forma d’arte totale (Gesamtkunstverk) in cui si applica una mistica dell’essere verso una totalità esperita con tutti i sensi e una iniziazione abreattiva teatralizzata, collettiva, orgiastica e sacrificale. Nell’ Aktionstheater (Teatro d’Azione) l’artista viennese introduce sostanze organiche come la carne dei corpi di vitelli e pecore sventrati, liquidi corporali come il sangue e l’urina e paramenti liturgici come mitre cardinalizie, pianete, cotte, ostensori e croci. «Le opere d’arte più antiche sono nate, com’è noto, al servizio di un rituale, dapprima magico, poi religioso» (Walter Benjamin). N. fonda un ordine e ne redige le regole ne Il leitmotiv mitico del Teatro delle Orge e dei Misteri (Das Mythische des Orgien Mysterien-Theaters), così elencando i referenti mitologici e religiosi: «L’eccesso fondamentale sadomasochistico/L’uccisione dell’animale-totem e la sua consumazione rituale/Il regicidio rituale/L’evirazione di Attis/ L’uccisione di Adone/L’uccisione di Orfeo/La castrazione rituale/L’accecamento di Edipo/Lo sbranamento di Dioniso/La crocefissione di Gesù Cristo/L’eucarestia». Nel 1971 acquista come luogo cultuale delle sue Azioni il castello di Prinzendorf an der Zaya a sessanta chilometri da Vienna. Qui realizza performance della durata di tre giorni. In Italia è famosa una sua Azione nei dintorni di Napoli.

Nikulin

Si diploma nel 1950. Allievo di Karandash, buona espressività, sguardo accattivante, clown anche parlatore, maestro della pantomima. Popolare e famosissimo in Russia anche per le sue numerose partecipazioni a film di successo e a trasmissioni televisive, diventa celebre grazie al duo formato con Mikhail Ivanovitch Sciudin. Sarà poi direttore del vecchio Circo di Mosca che conduce con profitto attraverso i profondi cambiamenti degli anni ’90, riuscendo a dare maggiore agilità alla struttura e a inviare numerosi artisti all’estero. Capisce la necessità di una nuova tendenza con Valentin Gneushev. Alla sua morte la direzione viene presa da un consiglio presieduto dal figlio.

Nemirovic-Dancenko

Fondatore con Stanislavskij del Teatro d’Arte di Mosca, Vladimir Ivanovic Nemirovic-Dancenko inizia come brillante e acuto critico teatrale su quotidiani e riviste (“La sveglia”, “L’artista”, “Il corriere russo”, “Novità del giorno”) e come scrittore di romanzi, racconti e drammi ( L’ultima volontà , 1888; Un nuovo affare , 1890; L’oro , 1895; Il prezzo della vita , 1896; Sogni , 1901: tutti rappresentati con grande successo ai teatri Aleksandrinskij e Malyj, con i migliori attori del tempo). Nel 1896 rifiuta il premio Griboedov per Il prezzo della vita , ritenendo ingiustamente sottovalutato il coevo Il gabbiano di Cechov. Dal 1891 al 1901 insegna alla Scuola musicale-drammatica moscovita, formando una generazione di attori di grande futuro, che di lì a poco chiamerà a far parte del suo teatro. Nel 1898 incontra l’attore e regista Stanislavskij, di cinque anni più giovane di lui: insieme progettano un teatro davvero rivoluzionario, dove ogni routine, ogni convenzione viene rifiutata. Studio attento, rigoroso del testo, lunghi periodi di prove (mesi, rispetto ai pochi giorni delle normali compagnie), estrema, dettagliatissima cura nella preparazione ed esecuzione di scene, costumi, oggetti (rispetto all’uso di materiali già pronti e generici), collaborazione continua con scenografi, costumisti, sarti, trovarobe, per un risultato globale di armonia ed equilibrio del tutto nuovo nel teatro del tempo. Al termine di un lungo, `storico’ colloquio, Nemirovic-Dancenko e Stanislavskij decidono la fondazione del Teatro d’Arte. La compagnia è composta in parte dai colleghi della precedente compagnia di Stanislavskij, in parte dai migliori allievi di Nemirovic-Dancenko: O. Knipper, Vs. Mejerchol’d, I. Il’inskij.

Nonostante le prime regie vengano firmate insieme, la divisione dei ruoli è molto precisa: Nemirovic-Dancenko si assume l’onere delle scelte letterarie, Stanislavskij della preparazione artistica degli attori. Entrambi discutono l’impostazione del testo, lavorano all’approfondimento del discorso dell’autore. È Nemirovic-Dancenko comunque che decide quali autori inserire nel repertorio e che riavvicina Cechov al teatro, ottenendo da lui non solo l’autorizzazione a riprendere Il gabbiano dopo l’insuccesso di due anni prima, ma l’esclusiva di tutti i lavori successivi, da Zio Vanja (1899) al Giardino dei ciliegi (1904); è lui che convince Gor’kij a scrivere per il teatro, che porta al successo i suoi primi lavori ( Piccoli borghesi e Bassifondi , 1902) e mette in scena (sempre con Stanislavskij) I figli del sole (1906), in aperta polemica con il mondo borghese e l’ intelligencija , passivi, incerti, assenti negli anni `caldi’ seguiti alla rivoluzione del 1905. La sua attività di regista si rende lentamente autonoma da Stanislavskij, dimostrando solida maturità con spettacoli come Quando noi morti ci destiamo di Ibsen (1900), Giulio Cesare di Shakespeare (1903), Le colonne della società (1903) e Rosmersholm (1908) di Ibsen, I fratelli Karamazov da Dostoevskij (1910), Il cadavere vivente di Tolstoj (1911), Pane altrui di Turgenev (1912), Nikolaj Stavrogin da I demoni di Dostoevskij (1913), La morte di Pazuchin di Saltykov-Scedrin (1914), Il convitato di pietra di Puškin (1915). Dopo la Rivoluzione d’ottobre, mentre Stanislavskij compie tournée all’estero con grande successo, Nemirovic-Dancenko riorganizza il teatro, dimostrandosi disponibile alla nuova realtà sovietica. Sempre più indipendente da Stanislavskij, di cui non condivide l’esasperata lentezza che le ricerche del `sistema’ impongono alla preparazione degli spettacoli, introduce nel repertorio del teatro, fino allora dominato dai classici, interessanti testi sovietici, come Pugacëvscina di Trenëv (1925), Il blocco di Vs. Ivanov (1929), Ljubov’ Jarovaja di Trenëv (1936). Accanto alla scoperta di nuovi talenti, Nemirovic-Dancenko coltiva i classici che sono certamente più affini alla sua personalità e di cui coglie con sempre maggior ampiezza la complessità: oltre a Gor’kij, di cui mette in scena i più recenti lavori (Egor Bulycëv e altri , 1934; Nemici, 1935), e a Cechov, di cui riprende con grande sensibilità e intelligenza Tre sorelle (1940), si dedica a Tolstoj (riduzione di Resurrezione, 1930 e Anna Karenina, 1937), Ostrovskij (L’uragano, 1934), Griboedov (Che disgrazia l’ingegno!, 1938). Regista di solido impianto realistico, di ampia cultura e di grande professionalità, mantiene costantemente una posizione di autorevole prestigio, tenendosi lontano sia da facili sperimentalismi sia dal grigiore della politica culturale di partito. Ottiene notevole successo anche come regista d’opera.

Nattino

Laureatosi all’Università Bocconi di Milano nel 1971, fonda nello stesso anno il Magopovero, collettivo teatrale di base diventato poi organismo professionista nel 1978. Dal 1985 si dedica interamente al teatro curando la scrittura e la regia dei principali lavori teatrali della compagnia Magapovero, oggi Alfieri. I suoi testi Van Gogh e La fortezza vuota sono finalisti ai Premi Riccione e Vallecorsi. È tra i fondatori, nel 1990, della Casa degli Alfieri, centro di studi e di ricerche teatrali, situata su una collina nel cuore del Monferrato. Nel 1995 il lavoro teatrale Maudie e Jane , con Judith Malina e Lorenza Zambon, lavoro di cui cura regia e drammaturgia, gli vale il Premio dell’Associazione Nazionale dei Teatri di Ricerca e dei Teatri Ragazzi/Giovani (Premio Quarta Area Agis). Nella stagione 1997-98 il suo Chisciotte viene portato in scena dalla Casa degli Alfieri e dal Living Theatre con Judith Malina.

Negroni

La incontriamo giovanissima allo Stabile di Bologna Passatore di M. Dursi poi è a Torino nella Casa di Bernarda Alba di Garcia Lorca(1965) e nei Dialoghi del Ruzante con la regia di G. De Bosio (1967-68) e nel Tito Andronico di Shakespeare, regia di A. Trionfo del 1969; nello stesso anno recita anche nello spettacolo La gibigianna di C. Bertolazzi. Nel 1976-77 recita con Corrado Pani in L’idealista di Fulvio Tomizza, regia di F. Macedonio. Nel 1980 Trionfo la vuole nell’ Idiota di Dostoevskij. Intensa anche la sua attività televisiva.

Nichetti

Maurizio Nichetti fa le sue prime esperienze come mimo e attore nella scuola Quellidogrok, poi, dal 1971 collabora con Bruno Bozzetto per alcuni film tra cui Allegro ma non troppo (1977) e scrivendo per lui tre lungometraggi d’animazione che hanno come protagonista il signor Rossi. Quando nel 1979 esce il suo primo film Ratataplan , la critica e il pubblico salutano in lui l’arrivo di un nuovo autore comico, come quelli che `c’erano una volta’. E infatti, mescolando con ironia, leggerezza e gusto del non sense Chaplin, Keaton, Tatì all’osservazione della realtà quotidiana di una Milano rampante, N. riesce a realizzare un piccolo film d’autore in cui ritornano le sue prime esperienze teatrali. Nei successivi Ho fatto splasch (1980), Domani si balla (1982), Il bi e il ba (1985), ma soprattutto Ladri di saponette (1989) e Volere volare (1991), le due sue opere più riuscite, i temi e lo stile si precisano attraverso una contaminazione anche dei temi e dei linguaggi (l’uso invertito e divertente del cartoon, l’ironia acida della televisione). La leggerezza dell’attore è stata valorizzata anche da altri autori: Citti in Sogni e bisogni (1985), Monicelli in Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984).

Nativo

Allieva di Daria Collin e Nora Gsovskij, inizia giovanissima la carriera danzando nel Balletto Europeo di Léonide Massine ( La Commedia umana, 1959) e Aurel Milloss. Del coreografo ungherese diventa interprete prediletta e danza in numerosi titoli della sua produzione ( La Rosa del sogno, 1967; Persèphone, 1970; Il Mandarino meraviglioso, 1974), nonchè in novità assolute su musiche di autori contemporanei: Raramente (1970) su musica di Sylvano Bussotti, Visage (1973) su musica di Luciano Berio. Nominata prima ballerina assoluta del Corpo di ballo del Maggio musicale fiorentino si segnala per la linea allungata e flessuosa e la fascinosa presenza in novità di Micha Van Hoecke ( Souvenir de Florence ,1978), John Butler ( Night piece ,1979), Joseph Russillo ( Laguna , 1982) e balletti di Béjart ( Les noces, 1978). Ritiratasi nel 1988, con Keith Ferrone dirige a Firenze dal 1990 il Florence Dance festival e un centro di didattica e promozione della danza.

Nijinskij

Vaslav Fomic Nijinskij studiò alla scuola di Pietroburgo con il celebre maestro Nikolaj Legat e poi anche con il non meno celebre Enrico Cecchetti, agli inizi del Novecento. Il suo fisico, piccolo e tarchiato, non era dei più felici, ma straordinaria sin dagli inizi fu la forza dell’espressione; del resto furono proprio la conformazione fisica, gli zigomi accentuati, gli occhi a mandorla che rivelavano i caratteri orientali, gli stessi tratti somatici a decretare la personalità del danzatore. Debuttò nel 1905 in Aci e Galatea, con la coreografia di Fokine; l’affermazione completa giunse nel 1908. Scritturato in quell’anno da Diaghilev per le rappresentazioni dei Ballets Russes in Europa (debutto a Parigi), sollevò l’entusiasmo delle folle per le doti tecniche (il grande salto) e la singolarità dell’espressione in Shéhérazade , Carnaval , Giselle , Le spectre de la rose , Petruska , tutte interpretazioni fulcro della sua carriera, per l’espressionismo tragico (il disperato Petruska) e per il languore neoromantico delle Silfidi come dello Spectre guidato dalla mano del coreografo Fokine e dal gusto `art nouveau’ di Bakst e di A. Benois. Diaghilev lo mise in contatto con Marie Rambert, che a sua volta era permeata delle teorie ritmiche, allora in voga, di Jaques-Dalcroze: nacque, rivoluzionaria e scandalistica, la coreografia dell’ Après-midi d’un faune (1912) sulla partitura di Debussy e la traccia letteraria di Mallarmé. Intanto era interessante la composizione coreografica, oltre che l’interpretazione: una coreografia basata sulle posizioni di profilo, attinte ai bassorilievi greco-etruschi, in disdegno del classico `en dehors’ ma pienamente giustificata dal carattere del brano.

L’anno dopo vennero Jeux (musica di Debussy), gioco dell’amore e dello sport (una partita di tennis in chiave ballettistica), e soprattutto Le sacre du printemps , per la musica di Stravinskij: altro scandalo, anche per la coreografia, fuori dai canoni accademici, che ricostruiva l’immagine di una Russia arcaica, primitiva e pagana con grande forza espressiva. Con il matrimonio (a Buenos Aires) con la seguace e ammiratrice Romola de Pulszkij, si ruppero i legami con Diaghilev e N. si trovò a percorrere improvvisamente e violentemente un cammino in discesa nella sua arte, verso la follia progressiva. Nel 1916 partecipò a una tournée negli Usa e creò Till Eulenspiegel sulla partitura di R. Strauss; tentò un nuovo approccio con Diaghilev nel 1917. Testimonianza probante e probabile dello smarrimento psichico di N. fu il celebre Journal , raccolto dalla moglie con numerose edizioni delle quali l’ultima, italiana, uscì nel 1979. Per la sua personalità unica, inconfondibile N., oltre ad appartenere al gusto di una stagione, e quindi alla storia della danza, dell’arte in genere per i vari addentellati figurativi e del costume, è entrato nel mito e nella leggenda, con la fioritura molto estesa di un’abbondante letteratura: mostre fotografiche, film, spettacoli teatrali (di Béjart, Nijinskij clown de Dieu ; di Lindsay Kemp, Nijinskij, il matto ), pubblicazioni (Nijinskij di Richard Buckle), vari studi condotti da esperti di danza come Lincoln Kirstein ed Edwin Denby e anche da psicologi.

Neumeier

Laureato in Letteratura Inglese e Storia del Teatro studia danza moderna con Sibyl Shearer e classica con Sheila Reilly, Vera Volkova e alla Royal Ballet School e dal 1963 al 1969 John Neumeier fa parte dello Stuttgart Ballet*, dove debutta nella coreografia con Separate Journeys (1968) nell’ambito dei laboratori della Noverre Society*. Dal 1969 al 1974 è direttore del Balletto di Francoforte e vi allestisce le sue versioni di Romeo e Giulietta (1971) e Schiaccianoci (1971), Dafni et Chloe (1972), Le Sacre (1973); l’anno successivo viene chiamato alla guida dell’Hamburg Ballet. Con questa compagnia, ben presto elevata ai massimi livelli della scena internazionale, prosegue la sua attività creativa, ampliata da collaborazioni con compagnie come l’Opèra di Parigi, il Royal Danish Ballet, il National Ballet of Canada, lo Stuttgart Ballet. I suoi oltre cento lavori seguono alcune linee di ispirazione distinte: i balletti sinfonici, con un ciclo dedicato all’opera di Gustav Mahler composto da Terza Sinfonia (1974), Quarta Sinfonia (1977), Decima Sinfonia (1980), Sesta Sinfonia (1984), Des Knaben Wunderhorn (1989), Quinta Sinfonia (1989), Zwischenr&aulm;ume (1994); i lavori di profonda ispirazione spirituale come la Matth&aulm;us Passion , sull’omonimo oratorio di Bach (1980) e considerato tra i suoi lavori più esemplari e ispirati, Magnificat (musica di J.S. Bach, Balletto dell’Opéra di Parigi 1987), Requiem (musica di Mozart, Festival di Salisburgo 1991); i balletti su fonti letterarie e teatrali, come Sogno di una notte di mezza estate (1977), Othello (1985), Mozart e temi da Come vi piace (1985), Vivaldi o la Dodicesima Notte (1997), Peer Gynt (1989), La Signora delle Camelie (Stuttgart Ballet, 1978), Un Tram chiamato Desiderio (Stuttgart Ballet, 1984), Medea (Stuttgart Ballet, 1990), A Cinderella Story (1992), Odyssée (1996), West Side Story (1978) On the town (1991), Bernstein dances (1998). Tra i massimi coreografi contemporanei, ha saputo innovare con estrema originalità il genere del balletto drammatico e si è distinto, oltre che per la padronanza della composizione coreografica e del vocabolario classico e moderno, per l’acume delle sue intuizioni teatrali, la sensibilità nel tratteggio psicologico e la stimolante rielaborazione della struttura drammaturgica che, eseguita talvolta in maniera radicale – come nel caso dei classici del repertorio tradizionale ( Illusioni – Come Il lago dei cigni , 1976) – non manca mai, tuttavia, di una sua coerenza interiore e di una costante ispirazione, supportata da una non comune cultura umanistica.

Nicolodi,

Capostipite della famiglia Nicolodi è Giuseppe, appassionato ginnasta trentino che sposa Francesca Macagi, un’artista di tradizione. I figli Lucio e Ivano cominciano la carriera di acrobati a terra. Nei primi anni Cinquanta formano un numero di acrobatica in banchina con i cugini Macagi, che eseguono in importanti circhi italiani. Nel 1960 si dividono e il numero formato da Lucio, Ivano, Itala, Gabriella e Concetta, comincia ad essere scritturato dai maggiori circhi d’Europa e dalle riviste americane. Nel 1979 vincono il Clown d’Argento al festival di Montecarlo. Lucio si ritira per dedicarsi all’insegnamento a Parigi alla Scuola di Annie Fratellini, all’Accademia del circo italiana, dove il figlio Glen si forma come solista, infine al Big Apple Circus di New York. Il numero della nuova generazione, formato da Alex, Willer e Ben Hur, ottiene un ingaggio record di 11 anni al Moulin Rouge di Parigi. Il trio N. si scioglie nel 1996. Willer debutta come ventriloquo. Alex diventa consigliere artistico di importanti manifestazioni.