Capodaglio

Dal nonno Luigi (1802-1860), capostipite di una dinastia di attori che dal Veneto ha proliferato in tutta Italia, da papà Tullio e dai quattro zii tutti `in arte’, ereditò, assieme ai quattro fratelli, una vocazione per il teatro che poté affinare ben presto oltre la cerchia parentale, scritturata via via da Andò, Ruggeri e Talli. Nel 1919 sposò l’attore Pio Campa assieme al quale costituì, con l’apporto del Palmarini, una compagnia che per una dozzina di anni – tranne qualche intervallo – si impegnò in allestimenti allora coraggiosi, facendo conoscere Zio Vanja di Cechov, Gli interessi creativi di Benavente, I falliti di Lenormand. Con una compagnia in proprio si cimentò con altrettanta audacia in Pirandello, Evreinov, Molnár, catturando i massimi riconoscimenti di pubblico con Topaze di Pagnol. Fondendo le doti naturali ereditate in famiglia con un’inesausta ricerca di affinamento, abbinando il temperamento generoso a una pertinace ricerca di novità, C. conseguì forse il massimo traguardo allorché nel 1933 si unì artisticamente al poliglotta e cosmopolita Moissi, tornato sui palcoscenici italiani dopo essere assurto ai vertici della scena tedesca. Scomparso troppo presto Moissi, riformò compagnia con Carini e Betrone per alternare, dal 1939, l’insegnamento di recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma con la partecipazione a spettacoli di disparato segno (Goldoni, O’Neill, Betti, Simoni, Adami, García Lorca, Greene), assurti a specchio di una curiosità intellettuale che ha indotto taluni critici ad apparentarla in qualche modo alla Duse. Alla sua scuola crebbero attori come Gassman, Buazzelli, Santuccio, Volonté, Sbragia, la Vitti, la Padovani, la Falk, Franco Graziosi.