Campanile

Considerato uno dei più acuti umoristi del nostro secolo, Achille Campanile si è dimostrato, sia nelle opere narrative sia in quelle teatrali (e la sua professione di giornalista non fece che aiutarlo), anche un attento osservatore della vita quotidiana, abilmente sfruttata come piattaforma per l’invenzione. Il successo però non gli arrise: raramente il pubblico fu in grado di capire appieno i suoi testi, contrassegnati da un alto e raffinato coefficiente di paradossalità. La sua formazione avvenne nel clima culturale della Roma degli anni Venti e Trenta, trascinato dall’esempio del padre, giornalista e regista del muto. Il debutto si ebbe con gli sketch delle Tragedie in due battute , rappresentate da A.G. Bragaglia al Teatro degli Indipendenti (1924). Considerate tra le sue opere migliori, le Tragedie evidenziano il forte legame di  con l’avanguardismo futurista, ma soprattutto il suo istintivo amore per il nonsenso, il calembour e l’irriverente rovesciamento del prevedibile, secondo uno schema assai simile a quello dell’ammiratissimo Petrolini. Dopo Centocinquanta la gallina canta – di fatto la sua prima pièce, sempre allestita al Teatro degli Indipendenti di Bragaglia – Achille Campanile si dedicò alla stesura di una serie di atti unici: Il ciambellone (1925), L’inventore del cavallo (1925), Colazione all’aperto (1925), Il bacio (1925), Erano un po’ nervosi (1927), tutti accolti tiepidamente dal pubblico. Clamoroso fu però il fiasco di L’amore sa fare questo e altro , commedia rappresentata al Manzoni di Milano dalla maggiore compagnia del tempo, la De Sica-Rissone-Melnati (1930).

Gli allestimenti, accomunati da uno scarso interesse di pubblico e critica, si diradarono negli anni successivi; si ricordano L’anfora della discordia (1935), Visita di condoglianze (1940), Il barone e la baronessa Calamari (1944). L’insuccesso – nonostante le rare dichiarazioni di stima di intellettuali come Cecchi e Montale – produsse un duplice effetto: anzitutto una pausa creativa, poi l’oscuramento in sede storico-letteraria. Dalla prima Achille Campanile è uscito nel dopoguerra (Dietro quel palazzo, 1946; Lo scandalo del giorno, 1947), scrivendo una nutrita serie di commedie e atti unici, frequentemente in cartellone nei principali teatri italiani (tra gli altri: Un esperimento riuscito, 1948; La moglie ingenua e il marito malato, 1960; La locanda della verità, 1960; Campionato di calcio, 1972). Più a lungo Achille Campanile ha invece dovuto attendere per ottenere il giusto riconoscimento letterario, che gli è giunto soprattutto grazie al sostegno di Carlo Bo (con l’introduzione al Manuale di conversazione , nel 1973) e alla conseguente vittoria al premio Viareggio, riverberatasi anche nel recupero dell’opera teatrale, come testimonia la frequenza degli allestimenti negli ultimi anni; tra gli altri ricordiamo quelli curati da Antonio Calenda: Centocinquanta la gallina canta (Trieste 1994), Un’indimenticabile serata (Bologna 1996), Gli asparagi e l’immortalità dell’anima (1997).