Cagli

La pratica della scena fu fin dall’inizio per Corrado Cagli occasione di sollecitazioni immaginative e tecniche, che appaiono nelle sue esperienze pittoriche e grafiche fin dai `disegni a quarta dimensione’, come Ragghianti definì le opere esposte nella mostra romana del 1949; e d’altra parte le tecniche ad aerografo e le `impronte dirette’ utilizzate in pittura dall’artista trovano espressione negli elementi scenici di vari suoi lavori. Basti citare il noto siparietto, o il fondale con le armature ammucchiate in una suggestiva sfaccettatura di piani, realizzati per uno dei suoi lavori più riusciti, il Tancredi di Rossini (Firenze 1952): un’opera che inaugurava l’attività di Corrado Cagli scenografo in Italia, al Maggio musicale, dove circa vent’anni dopo tornò a collaborare per Perséphone di Stravinskij (1970), Fantasia indiana di Busoni (1971) e Agnese di Hohenstaufen di Spontini (1974). C. aveva iniziato la sua attività in teatro a New York, dove nel 1946 fu tra i fondatori della Ballet Society di Lincoln Kirstein; due anni dopo lavorò a The Triumph of Bacchus and Ariadne di Vittorio Rieti (coreografia di Balanchine) e collaborò al Poets Theatre di Maria Piscator in Noh Plays di P. Goodman. Negli anni ’50 e ’60 fu attivo nei teatri italiani: tra gli altri suoi lavori citiamo Bacchus et Ariane di Albert Roussel (1957), Jeux di Debussy (1967) e Marsia di Dallapiccola (1969) per l’Opera di Roma, con la coreografia di A. Milloss; Il misantropo di Menandro per l’Olimpico di Vicenza (1959, regia di L. Squarzina); Macbeth di Bloch alla Scala (1960); Estri di Petrassi per il festival di Spoleto (1968). Ricordiamo ancora, sempre con coreografie di Milloss, la sua collaborazione nel 1972 con l’Opera di stato di Vienna per Wandlungen (musica di Schönberg) e An die Zeiten (musica di Milhaud).