burattino

dev’essere riservato a quel personaggio del teatro d’animazione che, privo della parte inferiore del corpo, è operato direttamente dalla mano del burattinaio, nel b. stesso inserita. Soltanto i personaggi maschili erano mossi in questo modo dalla mano del burattinaio, mentre quelli femminili avevano la testa montata su un bastone, la qual cosa riduceva moltissimo la loro mobilità e la loro espressività. La testa e le mani sono, tradizionalmente, di legno ben resistente, ma recentemente, mutati anche i modi e gli stili, può essere di altri materiali (cartapesta, stoffa, tipi vari di plastica, ecc.). Il burattino opera nel `casotto’, o `baracca’, una costruzione più o meno grande, che nasconde i corpi (o il corpo) del burattinaio, facendo affacciare al boccascena soltanto il b. `Mezzo uomo’, il b. esige modi di rappresentazione suoi specifici, fondati non già sul realismo (impossibile), ma sul gioco dell’interazione fra gli innaturali suoi movimenti con la parola del burattinaio. Si può dire che il teatro dei b. è stato, in passato, un teatro squisitamente popolare, rappresentato per lo più nelle strade e nelle piazza o, se al chiuso, in locande o altri spazi poveri. Noi oggi riteniamo il teatro dei b., soprattutto quello tradizionale, un genere per bambini, ma così non è stato certo in passato. Basterebbe la ricca iconografia ottocentesca e dei primi anni del nostro secolo per mostrarci come innanzi al `casotto’ dei b. s’adunassero donne, uomini e bambini, per lo più di evidente estrazione popolare, ma anche dei religiosi e spesso dei soldati. Talora in queste scene è rappresentata, appena discosta dal `casotto’, una carrozza dal cui finestrino con la tendina appena scostata, s’intravede un signore certo facoltoso e non popolare, anche lui attratto dallo spettacolo (al quale, tuttavia, sarebbe stato disdicevole apertamente assistere). Naturalmente, il teatro dei b. utilizzava storie adatte al suo pubblico di piazza, quali farse e drammi popolari, spesso di carattere sociale. Non essendo legato ad un copione scritto, il burattinaio largamente improvvisava, seguendo gli umori degli spettatori, osservati attraverso un piccolo buco aperto nel telo frontale della `baracca’, cioè il telo che lo nascondeva. Per la natura stessa di questo teatro senza copioni (conosciamo per lo più dei canovacci senza dialogo) non molto è documentato su quello che doveva essere lo spettacolo dei b. nel passato, ma dai ricordi dei burattinai più anziani e dalle carte di polizia sappiamo che le rappresentazioni burattinesche utilizzavano largamente di accenni sociali e politici, provocando spesso l’intervento dei tutori dell’ordine. I protagonisti di queste rappresentazioni erano le maschere proprie della Commedia dell’Arte (Arlecchino, Brighella, Pantalone, il Dottore, ecc.), ma ancor più frequentemente le nuove maschere che nascono dopo la Rivoluzione francese e, per lo più, esprimono il personaggio del paesano zotico e all’apparenza ignorante, ma in realtà furbo e dotato di un naturale buon senso (Gerolamo, Gianduia, Gioppino, Sandrone). In Italia possiamo riconoscere tre aree principali di sviluppo del teatro dei b.: l’area bergamasca e bresciana, l’area bolognese e modenese (o, forse meglio, bolognese, modenese, reggiana e mantovana) e l’area napoletana, con la specificità della `guaratella’. Nel periodo fra le due guerre mondiali il teatro dei b. è entrato in crisi. Da un lato il rapido evolversi del gusto anche popolare che allontana da uno spettacolo così `povero’ e così `irrealistico’ ha ridotto gli spazi e i guadagli dei burattinai, dall’altro il fascismo ha tolto a questi spettacoli la possibilità di esprimersi liberamente con la satira politica e sociale, mentre una parte non trascurabile ha avuto il clero che, anche appoggiato dall’autorità politica, ha operato contro un teatro irriverente e sboccato. In questa situazione i burattinai, tolti dalla piazza, hanno trovato possibilità di sopravvivere quasi soltanto negli spazi aperti dalle organizzazioni giovanili fasciste e religiose e ad una simile committenza sono stati costretti ad adattare i loro spettacoli e il loro linguaggio. Se già dalla fine dell’Ottocento si era manifestata la tendenza borghese a considerare i b. `cose per bambini’, nel corso del nostro secolo essi acquisiscono il loro carattere di spettacolo per l’infanzia. Nel secondo dopoguerra assistiamo, anche da noi, a un rinnovamento profondo dei b., realizzati anche con nuovi materiali, nuovi e moderni tratti nell’aspetto, nuove tecniche di manipolazione (anche miste) e inseriti in spettacoli spesso molto lontani ormai dai modelli della tradizione. Raccogliendo soprattutto esperienze straniere di `nuovo teatro dei b.’, non trascurando in più d’un caso un’eredità tradizionale, si manifesta anche in Italia un’attività intensa, con momenti di forte e vivace creatività. Il `genere’, tuttavia, non riesce che in pochi casi ad uscire da una collocazione entro il cosiddetto `teatro per ragazzi’ e, soprattutto, ad affermarsi con autonomia completa rispetto agli enti locali (comuni e province) che rimangono i principali committenti, non sempre ininfluenti.