bunraku

Ogni pupazzo richiede l’intervento di tre operatori. L’origine di questo teatro risale alla fine del XVI secolo. La sua nascita è quindi contemporanea a quella del kabuki, con il quale ha mantenuto sempre stretti contatti, con reciproci scambi nel tempo. Nel corso degli anni il teatro b. ha subito trasformazioni anche profonde, pur rimanendo la rappresentazione con figure animate di una storia cantata. Inizialmente i pupazzi erano molto statici ed esprimevano lo svolgersi della storia cantata (accompagnata dallo shamisen) con piccoli movimenti molto stilizzati, ma nel corso del XIX secolo si è venuto sviluppando uno stile sempre più mosso e addirittura virtuosistico, con evidente tendenza al realismo. I pupazzi si son fatti più articolati, con la possibilità di muovere ciascun dito delle mani e anche gli occhi. Il maggior poeta per il b. è ritenuto Chikamastru, del XVIII, che operò con la collaborazione di un suonatore di shamisen ancor oggi ricordato e celebrato, Gidayu. I grandi cantori e i grandi manipolatori hanno alti riconoscimenti in Giappone e sono considerati espressione altissima della cultura e dell’arte nazionale. La musica per il teatro b. è considerata la più difficile di tutta la musica giapponese, anche perché la parte musicale (canto e accompagnamento) deve raggiungere una completa sintonia, non soltanto meccanica ed esteriore, con i movimenti di quanti muovono i grandi pupazzi. Occorrono molti anni di lavoro perché questa sincronizzazione si realizzi in modo perfetto. Oggi il b. utilizza, per i suoi spettacoli, anche molti temi narrativi moderni e contemporanei.