Blok

Massimo esponente del simbolismo poetico di inizio secolo, Aleksandr Aleksandrovic Blok si interessa fin da giovanissimo al teatro, partecipando come attore a spettacoli amatoriali nella tenuta familiare di Sachmatovo. Dopo le prime affermazioni come poeta (soprattutto con la raccolta Versi per la bellissima dama ), scrive per il teatro una trilogia di drammi lirici in versi, La baracca dei saltimbanchi, Il re in piazza e La sconosciuta (1906). Il primo dramma viene rappresentato lo stesso anno, con esemplare intelligenza registica, da Mejerchol’d al teatro di Vera Komissarzevskaja: Pierrot e Arlecchino si contendono l’amore di Colombina mentre sullo sfondo i mistici simbolisti affondano nelle loro eterne diatribe. Ritenuto una presa in giro dei principi del movimento, lo spettacolo suscita enorme scalpore e vivaci polemiche. Nel secondo dramma c’è l’eco dei moti rivoluzionari del 1905, dell’inquietudine che pervade l’intera società russa.

Tre anni dopo scrive Il canto del destino (1908), dove affronta il problema dell’intelligencija e del suo destino in un’epoca di transizione come Blok sente essere la sua. L’ultimo dramma è La rosa e la croce (1913) che nasce da attente ricerche sul mondo dei trovatori nella Bretagna medioevale. Il lavoro viene inserito da Stanislavskij nel repertorio del Teatro d’Arte, che B. preferisce di gran lunga agli esperimenti mejerchol’diani (in realtà molto più consoni al suo tipo di scrittura); ma per motivi sia interni al Teatro d’Arte, sia esterni (la Prima guerra mondiale, l’approssimarsi della rivoluzione) la messinscena non fu realizzata, con grande amarezza del poeta.