Benni

La vena surreale e l’istintiva predisposizione a cogliere il lato assurdo della vita diventano nell’opera di Stefano Benni i ponti per aggredire, malinconicamente, le contraddizioni della realtà contemporanea. L’approdo al teatro, dopo quello alla narrativa, risulta dunque un naturale sbocco della sua creatività, fortemente incline alla `socializzazione’. Gli spettacoli da ricordare sono Gran Caffè Italia (in collaborazione con M. Moretti e M. Mirabella, Spoltore, 1986), Le visioni di Mortimer. Ovvero: la passione secondo Gualandi (scritto assieme a Paolo Rossi e Riccardo Piferi, 1989); La signorina Papillon (nel paese dei brutti sogni) , diretto dallo stesso Benni a Roma nel 1992; Corpo insegnante (in collaborazione con Lucia Poli) Roma, 1992; Ballate!, con regia di Roberto Tarasco (Settimo Torinese, 1992); La moglie dell’eroe , regia di L. Poli (Roma, 1994); La misteriosa scomparsa di W ., regia di Ruggero Cara (Milano, 1994); L’isola degli Osvaldi , adattamento da Stranalandia e regia di G. Gallione (Genova, 1995); Amlieto. Il principe non si sposa, sempre con la regia di Gallione (Longiano, 1996). Lucia Poli, all’interno dello spettacolo Bestiacce, Bestioline ha incluso il monologo Topastra (Abano Terme 1996). Del 1997 è, infine, Blues in sedici.